Il mudaC|museo delle arti Carrara ospita martedì 26 novembre alle 17:00 la presentazione del libro dello storico dell'arte, curatore indipendente e docente Mattia Lapperier, dal titolo Spazi liminali. Ricerche, osservazioni, esplorazioni attraverso venticinque studi di artisti contemporanei. (Vanilla edizioni, 2024). L'autore sarà in dialogo con l'assessore alla cultura Gea Dazzi e la direttrice del mudaC Cinzia Compalati.
Si tratta di un volume interamente incentrato sugli studi di artisti contemporanei, frutto di tre anni di ricerca e di moltissime esperienze vissute in modo diretto, attraverso venticinque studi di artisti attivi in tutta Italia. Il progetto nasce da #TheVisit, rubrica mensile sugli studi e le tecniche d'artista che Mattia Lapperier cura per Espoarte, dall'inizio del 2021 e ha coinvolto gli studi d'artista di Massimo Angèi, Riccardo Angelini, Antonio Barbieri, Sabrina Casadei, Mattia Cleri Polidori, Sabino de Nichilo, Giorgio Distefano, Francesca Ferreri, Federica Gonnelli, Silvia Infranco, Sophie Ko, Luca Matti, Beatrice Meoni, Noemi Mirata, Matteo Montani, Isabella Nazzarri, Samantha Passaniti, Simone Pellegrini, Ettore Pinelli, Laura Pugno, Alessandro Saturno, Giorgia Severi, Simoncini.Tangi, Mattia Vernocchi, Giulio Zanet.
La presentazione di un catalogo sugli studi d'arte a Carrara, Città Creativa Unesco dal 2017, riveste un significato particolare e un valore sociologico per la tradizione stessa della città, dove vivono artisti provenienti da tutto il mondo, con oltre 100 laboratori d'arte attivi sul territorio. Inoltre, nella Project Room del mudaC vengono realizzati progetti di artisti contemporanei: si tratta di uno spazio ideato e pensato proprio per valorizzare la collaborazione del museo con gli artisti e i creativi che contribuscono a rendere Carrara un hub culturale. L'ingresso all'incontro è libero. Il mudaC si trova in via Canal del Rio a Carrara, per informazioni telefono 0585/779681
Originario della Spezia, Mattia Lapperier dopo la laurea magistrale in Storia e Forme delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media, conseguita con lode all'Università di Pisa e un master in Management degli Eventi Artistici e Culturali, conseguito a Palazzo Spinelli di Firenze, ha collaborato con la galleria Eduardo Secci Contemporary di Firenze in qualità di artist liaison. Lavora con artisti contemporanei italiani e internazionali, per i quali scrive testi, recensioni e cura mostre in spazi pubblici e privati, e con gallerie di arte contemporanea, musei, fondazioni e centri espositivi indipendenti.
L'autore ha scelto un taglio che, a partire dalla descrizione delle caratteristiche spaziali e tecniche, tenta di offrire uno spaccato su alcune delle tipologie di studio d'artista maggiormente diffuse. Che coincida con l'abitazione dell'artista, che sia collocato nel paesaggio, ricavato da un edificio preesistente, consista in un laboratorio, uno spazio espositivo, un rifugio o sia metaforicamente estensione dell'interiorità dell'artista che vi lavora, lo studio è uno spazio liminale poiché è una zona di confine, dal latino limen: "soglia", "confine" e rappresenta uno spazio di transizione o di trasformazione. E' un ambiente che l'artista tende a considerare casa, un luogo intimo, raccolto, dove sedimentano ricordi personali e accumuli di oggetti, non riconducibili ai materiali di lavoro, o a qualcosa attinente all'arte in senso stretto, come fotografie, suppellettili di ogni genere, ricordi di infanzia, doni provenienti da tutto il mondo, che finiscono per essere riassorbiti nel processo creativo. Anche per questa ragione lo studio assomiglia all'artista. Esiste un rapporto di reciprocità che li lega e lo sconfinamento dell'uno nell'altro è talvolta sorprendente. Il tempo che un artista trascorre in studio è tale, che l'artista tende ad assimilare il proprio ambiente di creazione a un'ulteriore casa, forse la più vera, la più autentica. Lo studio travalica i confini imposti da un ambito lavorativo, fagocita gran parte del tempo dell'artista e diviene l'ambiente di riferimento della sua intera esistenza. Rappresenta da sempre la prima e più attendibile fonte di conoscenza dell'opera di un artista, ma solo negli ultimi decenni è stato riscoperto dalla critica quale luogo cruciale dove lo studioso avvia una sistematica esplorazione volta non solo alla ricognizione delle opere e alla loro conseguente analisi, ma soprattutto alla ricostruzione di tutti quei processi che le hanno rese tali, nella loro forma finale. Lo studio è un luogo fisico, ma anche un luogo della mente, per l'artista che lo abita rappresenta un rifugio sicuro in cui esprimersi liberamente, un luogo intimo, metaforicamente un'estensione del suo stesso corpo. È uno spazio liminale poiché, nonostante l'importanza che riveste nel processo della creazione e nella comprensione del lavoro dell'artista, resta a latere del complesso sistema dell'arte contemporanea, talora maggiormente focalizzato su aspetti espositivi e commerciali.