Il dottor Giuseppe "Geppi" Papa immobiliarista ed il geometra Giampaolo "Gianni" Pezzica, che sulla cronaca de Il Tirreno hanno dissertato sull' argomento della desertificazione di Carrara, hanno ragione da vendere! Cittadini virtuosi, veraci e professionali che vogliono davvero bene alla loro malridotta città, non esitano a dire il vero su fatti e misfatti urbanistici, che in oltre 30 anni di pessima politica del territorio hanno portato allo sfollamento di una ex bella "Urbe" famosa a livello internazionale.
Scellerati e semianalfabeti strateghi del nulla dietro l'angolo invece di edificare case popolari, ad esempio, in tutte le frazioni a monte (come aveva fatto Mussolini), hanno optato nel dar luogo a ghetti quali i Peep di Avenza e di Bonàscola. Tra l'altro espropriando terreni a ricchi e poveri, a prezzi irrisori. Va da sé che, soprattutto, la popolazione anziana nata e cresciuta in località amene tra magnifiche panoramiche naturali, ritrovatasi obbligata a "contemplare" solo paesaggi di cemento, abbia preferito andarsene all'altro mondo tra l'indifferenza dei beoti che li avevano volgarmente... in malaccetto loco tradotti.
A nessuno è mai venuta l'idea di finanziare, almeno parzialmente, la ristrutturazione di catapecchie o di case malridotte nelle frazioni a monte. In modo tale che i residenti restassero sul posto e non sciamassero verso la Marina come è accaduto. Gli istituti delle scuole medie superiori, che avrebbero dovuto stare nel nucleo abitato di Carrara, per evidenti ragioni di convenienza collettiva, qualche furbastro della politica locale lustri fa ha pensato bene di delocalizzarli lungo il Viale XX Settembre, con conseguenti problemi di caos di traffico e di sfollamento della gente sempre più verso mare.
Diversi palazzi di pregio storico-architettonici oggi fanno brutta mostra di sé nel centro e periferia della città. Inutile elencarli, sono sotto gli occhi di tutti per la vergogna generale. Resistono il maniero della Accademia di Belle Arti, dato che nel 1700 costruivano come Dio comanda; e la ex marmorea "Casa del Balilla" oggi sede del Liceo Artistico che il gerarca fascista Renato Ricci fece edificare talmente bene, che - sogghignano in città - certi "urbanisti" di sinistra non sono riusciti ad abbatterla.
Negli anni '80 lo Stato stanzia fiumi di soldi ai Comuni per costruzioni e migliorie territoriali varie. E scocca l'ora della urbanizzazione selvaggia: scuole, palestre ed altre robe di cemento, magari e/o di sicuro inservibili nel prossimo futuro, sono innalzate in luoghi malsicuri ed impervi. Così, tanto per spendere a casaccio: chissà poi il perchè od il percome!
Nella nostra Marina - per non parlare di Avenza mortificata - l'urbanizzazione è stata caotica, selvaggia e demenziale. Il mare non si vede se non col drone; tranne che lungo il maltenuto Viale Da Verrazzano oggi buio e privato anche dalle peripatetiche stanziali d'un tempo che fu. Nei caotici due giorni di mercato impossibile transitare in automobile. I ristoranti degli stabilimenti balneari, quasi tutti, sono stati concepiti alla rovescia: vista strada fra miasmi di tubi di scappamento e del suono del mare neanche il sospetto di sciabordio.
Un filo di speranza in fondo al cuore della città dolente l'infonde l'architetto Dino Geloni, già presidente dell'Accademia di Belle Arti. "Sempre intelligenti e puntuali le osservazioni di Papa e Pezzica - ammette - ma Carrara è la nostra città, in cui vivere ed operare. Nel bene e nel male è famosa nel mondo per le sue cave di marmo bianco".
"Il vero "Made in Italy" - prosegue l'architetto Geloni - : pezzi d'Italia cavati, lavorati ed esportati nei 5 continenti. Famosa poi per la sua Accademia, per la Scuola del Marmo, per il suo Porto industriale. Per il lardo di Colonnata, leccornia internazionale. I paesi a monte di Carrara rappresentano il vero motore propulsore di questa nostra città, malgrado le sue enormi potenzialità non siano state ancora espresse da un popolo forse inconsapevole di possederle".
"Carrara è una realtà bella e vivace, con diversi problemi - conclude l'architetto Dino Geloni - ma identici a quelli di molte città della Penisola".
Il bravo e fiducioso amico architetto Dino Geloni forse è da tanto tempo che non sale verso i paesi montani. Altrimenti, dato il suo amore per il territorio nativo, si sarebbe messo a piangere a calde lacrime. Le frazioni a monte di Carrara, tutte indistintamente, languono nella trasandatezza e nella indifferenza di chi dovrebbe salvaguardarle e migliorarne la qualità della vita degli abitanti. Invece: negozi di generi primari zero o scarsissimi. Luoghi di ritrovo tipo bar, ristoranti ed altro per svaghi od attrazioni: carenti o zero assoluto. Farmacie: solo una bella e funzionale in quel di Codena. Uffici postali: uno a Bedizzano e nulla più. Scuole: o crollanti o deserte per mancanza di alunni. Parroci: in crisi di vocazione, quindi esigui. Servizi sanitari: medici condotti che vanno e vengono. Vespasiani pubblici: assenti, con conseguente obbligo di cristiani e turisti a far pipì contro alberi e/o muri; oppure a domandare la cortesia del cesso ai residenti. Viabilità: quasi sempre dissestata con siepi e rovi che invadono le strade e precludono la visibilità agli automobilisti. Edicole di quotidiani e periodici: zero via zero. Da tempo i giornali non arrivano più e la televisione spesso va in tilt come la telefonia. Sali e tabacchi: non più a Bergiola, Colonnata ed a Fontia. Nei restanti paesi solo marche di sigarette a "griffe" obbligata; o mezzi toscani forti.
Un panorama desolante, atto a favorire l'esodo di un popolo un tempo felice in una città operosa ricca di artigiani provetti in tutti i campi e settori vitali. Bella e brava gente oggi scomparsa. Ah, in conclusione dell'avvilente storia, per tirarci un pochino su di tono, va detto che diversi anni or sono all'interno degli scantinati di una segreteria politica locale, un pezzo grosso e "quadro" di partito, avanzò un suggerimento: "Compagni, tocca che le scuole superiori le spostiamo lungo il Viale XX Settembre". Poi il capoccia esclamò in dialetto:" Almànk ì studènti ì pàghn l'l tràm - E pò trà n'n pò - ànk ì bigètti d'l filobùss". La proposta della sagoma venne accettata. All'unanimità!