La questione relativa al nuovo biodigestore che dovrebbe sorgere nel vecchio stabilimento del Cermec continua a tenere banco all’interno della politica e dell’associazionismo massese. Nei giorni scorsi persino il Rotary Club, con un dibattito organizzato a Marina di Massa, si è esposto sull’argomento, affermando come il territorio apuano “Sia molto indietro sulla gestione dei rifiuti nel nostro territorio. Bisogna sensibilizzare i cittadini sul tema, far capire che possono essere una risorsa se ben gestiti ed essere capaci di far sacrifici se necessario”.
Un endorsement di certo non da poco, ma che non è piaciuto molto alla “Rete” ambientalista che da sempre si oppone al nuovo impianto di compostaggio.
La stessa Rete, composta da quasi venti associazioni sociali e ambientaliste, ha voluto rispondere a proprio modo attraverso una nota ufficiale, un cui sottolinea come non solo il biodigestore sarà l’ennesimo agente inquinante sul territorio, ma che, in verità, la sua costruzione sarebbe dettata unicamente da interessi economici.
“Perché serve il biodigestore? Per quadrare i conti economici. Il Cermec – tuonano le associazioni – è in concordato preventivo. Il biodigestore serve per consentire la continuità aziendale! I dipendenti continuano a diminuire e quelli che lavorano fanno sempre più straordinari. I sindacati pare non siano pervenuti. Et voilà, la produttività aumenta. Il biodigestore è unicamente uno strumento speculativo. Nessun beneficio per il territorio. Il nuovo Piano dell’economia circolare e delle bonifiche (Prec), di recente approvato dal consiglio regionale, prevede l’incremento del riciclo effettivo di materia. I biodigestori non possono essere coerenti con questa volontà politica perché non sono considerati impianti di recupero, tanto è che sono stati esclusi dalla missione del Pnrr”.