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Scritto da Redazione
Politica
09 Dicembre 2025

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Anche associazione Mycelium si schiera contro la chiusura della scuola Parini di Romagnano: "Venerdì 5 dicembre la nostra Associazione — insieme a cittadini del quartiere — ha partecipato al sit-in organizzato davanti all'edificio della scuola Parini di Romagnano. Abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente con alcuni insegnanti e genitori, ascoltando la loro preoccupazione, la loro rabbia, ma anche la loro determinazione a non lasciare che questa scuola venga dimenticata. Ciò che abbiamo visto e ciò che ci è stato raccontato confermano una verità semplice e dolorosa: non siamo di fronte a un semplice edificio da recuperare. Qui c'è in gioco un'intera comunità, il futuro dei nostri ragazzi, un pezzo di città che si sta spegnendo.

La Parini non era soltanto un edificio scolastico. Era — ed è, nel cuore di chi la vive — un presidio di socialità, cultura, speranza. Nel pomeriggio ospitava laboratori di musica e arte, incontri per ragazzi, attività extrascolastiche e interculturali, progetti che la scuola pubblica da tempo non garantisce più da sola. Era uno spazio dove ragazze e ragazzi — soprattutto di un territorio periferico come Romagnano — potevano crescere, imparare, sentirsi parte di qualcosa. La chiusura, decisa lo scorso 28 gennaio 2025 per inagibilità dell'edificio dopo una perizia tecnica che ha evidenziato "materiali non conformi" e "vulnerabilità statica e sismica" ha portato via tutto questo: formazione, aggregazione, diritti di bambini e adolescenti, speranze di un quartiere.

Da allora circa 200 alunni — tra scuola primaria e media — sono stati divisi tra altri plessi: primarie e medie ospitate a Alteta e a Mirteto, con trasporti, orari e disagi imposti, senza che nulla abbia davvero sostituito quello che la Parini rappresentava per Romagnano.Oggi — a dieci mesi dalla chiusura — ci troviamo davanti a un silenzio inquietante. Le istituzioni competenti non hanno fornito risposte certe sul futuro dell'edificio: se sarà consolidato, ristrutturato o semplicemente raso al suolo e ricostruito da zero. Alcuni membri dell'opposizione e una commissione ad hoc avevano chiesto trasparenza, ma la maggioranza ha bocciato la proposta, respingendo la richiesta di accesso alla relazione tecnica che va fatta propria di tutti.Questo non è "solo" un problema edilizio. È la sconfitta di una comunità. Vuol dire consegnare i nostri ragazzi a un destino di precarietà, di spostamenti, di spazi inesistenti. Vuol dire rinunciare alla lotta contro la dispersione scolastica, sottrarre loro opportunità che — in quell'istituto — erano reali. Vuol dire mandarli a cercare altrove un futuro che qui non si è neanche voluto garantire.

E, mentre si annunciano investimenti in riarmo e riconversione bellica, mentre si stanziano fondi per ricostruzioni di città bombardate o per spedizioni militari — quasi dovessimo esportare violenza invece di costruire pace —, nei nostri quartieri non si trovano fondi per salvare una scuola. Vogliamo dirlo con fermezza: ogni euro sottratto all'istruzione per essere destinato alla logica della guerra ferisce il nostro futuro. È uno schiaffo a chi crede nella cultura e nella crescita reale di una comunità. Noi non vogliamo abbandonare la scuola Parini. Non accetteremo che Romagnano diventi un quartiere senza futuro, senza opportunità, senza speranza. L'associazione che presiedo — insieme al corpo docente, al comitato "Scuola Sicura", ai genitori che da mesi gridano verità — chiede una risposta concreta subito: se non è possibile ristrutturarla, allora ricostruiamola. Dove sorge ora.

Facciamo appello a tutte le istituzioni: regionali, comunali, statali. Ai consiglieri — di maggioranza e minoranza — che dicevano di essersi interessati: venite allo scoperto, prendeteci per mano, dateci tempi e certezze. Perché non stiamo chiedendo privilegi, bensì diritti.E lo diciamo con il peso di chi ogni giorno — con la propria fatica, la propria voglia di rinascita — si prende cura di un quartiere che merita di vivere, non di sopravvivere. La Parini è viva nel cuore di Romagnano. Che qualcuno abbia il coraggio di ridare voce a questa comunità".

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