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Scritto da Redazione
Politica
11 Novembre 2020

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Legambiente Carrara chiede spiegazioni e prove tangibili a Confindustria riguardo le certificazioni ambientali e di sicurezza delle cave.

Inizialmente Confindustria aveva affermato che “tutte le imprese lapidee sia a monte che al piano” fossero dotate di tali certificazioni ambientali e di sicurezza. Successivamente Legambiente, ricorrendo a fonti ufficiali (Ispra e Accredia) aveva dichiarato che “solo il 15% delle 73 cave risultano registrate”. Confindustria ha quindi smentito le dichiarazioni dell’associazione: “Le aziende che hanno adottato un sistema di gestione ambientale certificato (Emas e Iso 14001) sono 29 e ulteriori 7 hanno avviato l’iter”

“E così, Confindustria, nel tentativo di smentire Legambiente, smentisce se stessa. – dichiara l’associazione. “Tutte le imprese lapidee sia al monte sia al piano” diventano 29 (e 7 con iter in corso). –continua- E quanto alle cave, non smentisce che siano effettivamente 11 ma fa un’operazione algebrica facendole diventare il 70% dei blocchi escavati (sebbene affermi testualmente “il 70% delle cave di Carrara”). “

“Com’è nello stile dell’associazione –che da sempre fonda le proprie critiche e proposte sull’ambientalismo scientifico– Legambiente ha utilizzato le fonti ufficiali: e anche dopo l’intemerata di Confindustria ha nuovamente verificato i dati. Risultato? Vengono confermati i dati, da noi già pubblicati il 27 ottobre”

“Ora: se gli archivi di Ispra e di Accredia non sono stati aggiornati, è a loro (e non a noi) che gli Industriali dovrebbero rivolgere le proprie proteste.” - fa notare Legambiente.

“Dubitiamo tuttavia – puntualizza- che nel giro di due settimane le cave certificate siano passate da 11 a 29. Riteniamo invece probabile che Confindustria, tra le 29 aziende certificate, abbia conteggiato non solo le cave, ma anche le sedi espositive, i laboratori, gli uffici e le sedi legali: operazione di per sé legittima purché non lasci ambiguamente intendere che si tratta di cave e, considerato che abbiamo riportato i dati ufficiali, non si permetta di accusarci di bugie grossolane.”

Legambiente si dice felice del cambio di mentalità di diverse aziende, ma precisa “proprio perché siamo convinti che 14001 e Emas siano strumenti estremamente seri, preziosi e “pubblici” chiediamo chiarezza.”

“Confindustria può prendere spunto da noi che, già nel nostro precedente documento, abbiamo pubblicato l’elenco delle cave e delle relative certificazioni. L’elenco è pubblico per definizione, non ci sono motivi di privacy che ne impediscano la divulgazione.”

“Il nostro elenco è inesatto? È incompleto? Confindustria ben potrà indicare le cave che mancano al momento all’appello –incalza Legambiente-. Saremo noi i primi a rallegrarci del fatto che le cave certificate sono ben di più e che a sbagliare sono state Ispra e Accredia.”

“Se invece tutto questo, che per noi è ancora una volta “rigore” e “capacità di documentare”, viene poi interpretato da Confindustria come “falsità per praticare la violenza verbale” ne siamo dispiaciuti. Non sarà comunque Legambiente – conclude- a sbattere la porta in faccia a chi accetta un confronto sui fatti.”

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