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Scritto da Redazione
Politica
20 Ottobre 2025

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"Dopo mesi di arroganza politica, il Partito Democratico e il sindaco Arrighi continuano a far finta di non sentire il grido d’allarme che da tempo arriva dagli imprenditori del marmo, dagli artigiani e dai lavoratori del comparto" a parlare è Filippo Mirabella, consigliere comunale della Lista  Ferri che spiega: "Un grido che parla di famiglie che rischiano di rimanere senza lavoro, di cave piccole e medie che non riescono a reggere norme complesse e difficilmente applicabili. Ed il PD, che dovrebbe stare dalla parte dei più deboli, ha invece tirato dritto, ignorando chi in questo settore lavora ogni giorno e conosce bene le conseguenze di certe scelte fatte a tavolino. È bene ricordare come nasce la questione del famigerato “50 per cento di lavorato in cava”, oggi al centro dell’impugnazione del Governo sulla legge regionale toscana n. 52/2025. Tutto parte il 31 ottobre 2023, quando gli imprenditori del marmo e il sindaco di Carrara Serena Arrighi avevano firmato le nuove Concessioni per l’utilizzo pluriennale delle cave. In quelle concessioni compare l’obbligo di lavorare in loco almeno il 50 per cento dei blocchi estratti, condizione legata al rinnovo delle autorizzazioni. Una misura che, fin da subito, si è dimostrata inapplicabile per la maggior parte delle cave di piccole e medie dimensioni, prive delle strutture necessarie.

Cosa cambia ora? Con l’impugnazione si apre la strada a una modifica sostanziale della legge. Se la Corte Costituzionale accoglierà le motivazioni del Governo, l’obbligo del 50 per cento potrà decadere o essere rivisto, restituendo margini di operatività alle imprese e imponendo alla Regione una nuova formulazione. Questo avrà inevitabili ricadute anche sulle concessioni firmate nell’ottobre 2023, che potrebbero dover essere rinegoziate o integrate, vista la loro connessione diretta con il principio del “50 per cento in loco”. Il 17 ottobre 2025, su proposta del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, il Consiglio dei Ministri ha deliberato di impugnare la legge regionale riguardante la gestione delle cave sostenendo che viola le normative statali in materia di concorrenza, libertà di iniziativa economica e circolazione delle merci. Sarà quindi inevitabile rivedere modalità e condizioni, con effetti diretti sull’intero comparto del marmo. Come spesso accade nella politica locale, diversi esponenti hanno voluto esprimere la propria soddisfazione per l’iniziativa del Governo. Tra questi, alcuni rappresentanti di Fratelli d’Italia, come i consiglieri Guidi di Massa e Manuel di Carrara, che hanno pubblicamente ringraziato i loro referenti a Roma, Donzelli e Amorese, per l’attenzione riservata al tema. Tuttavia, nelle sedute consiliari a cui ho personalmente assistito, è da riconoscere che l’attore principale che ha realmente portato avanti con coerenza e determinazione la battaglia sul tema del cosiddetto “50 per cento di lavorato in cava” è stato Massimiliano Bernardi.
È stato lui a sollevare per primo la questione nelle sedi istituzionali, presentando emendamenti, interrogazioni e interventi puntuali quando ancora il tema non aveva trovato spazio nel dibattito pubblico. Il suo impegno costante e documentato ha consentito di mantenere viva l’attenzione sulle difficoltà delle piccole e medie imprese del comparto, contribuendo in modo concreto ad aprire un confronto più consapevole e costruttivo sul futuro del settore lapideo. E il PD? Su questo fronte è rimasto in silenzio, forse anche perché era stato proprio il partito di maggioranza ad introdurre quell’obbligo nella legge regionale, ignorando le richieste di revisione e di maggiore equilibrio arrivate dal territorio.La politica locale trova il suo senso più autentico nelle aule consiliari e nelle sedi istituzionali, dove il confronto dovrebbe essere sempre aperto e trasparente. In questa vicenda, tuttavia, il dibattito è apparso a tratti poco chiaro, con posizioni che si sono definite solo dopo l’intervento del Governo. Un confronto più incisivo e condiviso da parte delle altre forze politiche, a sostegno delle istanze sollevate da Bernardi nei mesi precedenti, avrebbe certamente contribuito a rendere il percorso decisionale più efficace e tempestivo. Se l’iniziativa del Governo Meloni andrà in porto, le piccole e medie imprese del marmo — quelle realtà familiari che non sono quotate in borsa e che danno lavoro a decine di cavatori — potranno finalmente contare su regole più sostenibili. Sarebbe la fine di un tentativo, neanche troppo celato, di concentrare il controllo delle cave nelle mani di pochi operatori. Noi continueremo a seguire passo dopo passo l’evoluzione di questa modifica in Regione: ora che è stato eletto il nuovo Consiglio regionale, sarà fondamentale monitorare i lavori, gli emendamenti e il dibattito pubblico. La posta in gioco è troppo importante perché questo tema venga trattato in modo divisivo o con posizioni di parte; è indispensabile che vi sia una condivisione trasversale, sempre nel pieno interesse del territorio e dei cittadini che ne dipendono. Adesso la parola passa alla Regione Toscana, e solo allora si capirà se, oltre ai proclami, resterà qualcosa di concreto e positivo per il futuro delle piccole e medie imprese del comparto lapideo".

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