Sputi, spintoni, aggressioni verbali e persino il “divieto” di salire la scalinata di piazza Gramsci per raggiungere il Monoblocco: sarebbe stato questo il trattamento riservato ai militanti del centrodestra, e in particolare dei partiti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, che hanno deciso di partecipare alla fiaccolata del 18 agosto svoltasi a Carrara.
La marcia di protesta, organizzata dal Comitato primo soccorso e urgenza, aveva come obiettivo quello di far sentire la voce e i malumori della popolazione proprio in merito all’incerto futuro del Monoblocco: la risposta dei cittadini carrarini è stata numericamente consistente (con più di 2mila presenze), ma a quanto trapela non a tutti sarebbe stato permesso di aggregarsi al corteo.
Il motivo? L’utilizzo, da parte dei gruppi di centrodestra, delle bandiere di partito: una scelta che era stata sconsigliata sin da prima della vigilia, ma che non ha fermato i militanti dal voler esporre i loro vessilli. Per Nicola Pieruccini, segretario provinciale della Lega, la libertà di sfoggiare i simboli di appartenenza era sacrosanto, spiegando come alla sinistra verrebbe sempre “concesso” di presenziare con le proprie bandiere.
L’assenza di vessilli dell’altro schieramento, sempre secondo Pieruccini, sarebbe dovuto alla responsabilità della stessa sinistra nella situazione del Monoblocco.
Ora, per il segretario della Lega, che ha espresso il suo parere attraverso una nota ufficiale, la protesta per la salvaguardia del Monoblocco avrebbe perso l’appoggio della politica di destra, estremamente offesa dopo gli eventi di venerdì.
“E allora – spiega Pieruccini – ecco che piazza Sacco e Vanzetti si è trasformata non solo nella metafora del flop, ma si è giocata anche un appello al governo Meloni da parte dei parlamentari del territorio, che sono stati offesi e bistrattati da un comportamento antidemocratico e becero. E di certo il quadro di una manifestazione malriuscita non è di grande auspicio né per salvare il Monoblocco e i servizi sanitari né per Arrighi e Crudeli, che i più vorrebbero rimandare a casa, ma nemmeno per il candidato alle prossime sfide regionali, in quanto il Pd è arrivato forse nel suo punto più basso della storia politica italiana. Solo con l’aiuto dei partiti del governo sul territorio sarà possibile aprire un dialogo a livello nazionale per mettere sotto osservazione le politiche sanitarie territoriali da parte del presidente Eugenio Giani, compresa la costruzione inutile del cosiddetto Cubo!