Il 27 novembre, il consiglio comunale di Carrara ha celebrato la Festa della Toscana, commemorando l’abolizione della pena di morte del 1786 e sottolineando l’importanza dei principi di diritti, equità, giustizia e pace. Tuttavia, la realtà quotidiana della città, guidata dal sindaco Arrighi, sembra smentire tragicamente tali valori. Dal mare ai monti, il territorio evidenzia contraddizioni profonde, che mettono a nudo uno scollamento tra le parole e i fatti. Emblematica è la storia di Marco, un senzatetto che spesso trovava rifugio sotto il portico del distretto sanitario di Via Giovan Pietro. Marco, insieme al suo cane, viveva grazie alla generosità di alcuni cittadini, ma era anche una presenza costante nei corridoi della struttura, dove talvolta dormiva, persino durante gli orari di apertura degli ambulatori. I suoi effetti personali erano visibili nel corridoio che conduce al parcheggio riservato ai dipendenti del distretto. Eppure, nonostante questa presenza evidente, né la ASL né i servizi sociali sono intervenuti per offrirgli un supporto adeguato. La sua morte, avvenuta poco dopo quella di Tudor, un altro senzatetto deceduto in un’area abbandonata dell’ex Cat, di proprietà comunale, getta un’ombra cupa sulle celebrazioni dei principi di giustizia e solidarietà. Durante il consiglio comunale del 28 novembre, il consigliere Caffaz ha posto interrogativi sul caso di Marco. Il vicesindaco e assessore al sociale, Roberta Crudeli, ha dichiarato che Marco era stato avvicinato e aveva rifiutato l’aiuto delle istituzioni. Tuttavia, questa risposta appare inaccettabile. La vulnerabilità, l’indigenza e la malattia spesso impediscono alle persone di chiedere aiuto in modo esplicito. È proprio in questi casi che le istituzioni devono agire con maggiore determinazione, andando oltre le apparenze per individuare e supportare chi vive in condizioni di estrema difficoltà. Queste morti, segnate da un’evidente indifferenza istituzionale, svuotano di significato le dichiarazioni sui principi di giustizia e solidarietà. Mentre si celebrano la pace e i diritti, chi vive ai margini della società continua a morire nell’abbandono. Tali vicende non sono un caso isolato. Ad Avenza e in altre aree del territorio, numerosi "invisibili" sopravvivono in condizioni disumane, trovando riparo lungo le strade o in edifici abbandonati privi di servizi essenziali. Alla Grotta è persino sorta una baraccopoli. Di fronte a questa realtà, è inaccettabile che un consigliere comunale della lista Arrighi abbia liquidato il fenomeno come una "scelta di vita di persone libere". Una tale affermazione banalizza e sminuisce un problema complesso che richiederebbe invece attenzione e soluzioni concrete. Le celebrazioni dei principi di giustizia e solidarietà non possono limitarsi a parole e gesti simbolici. La politica ha il dovere morale di tradurre quei valori in azioni concrete, capaci di restituire dignità a chi l’ha perduta. In una società sempre più frammentata, ogni amministratore ha la responsabilità di non distogliere lo sguardo di fronte alla sofferenza. L’indifferenza non è solo complice dell’ingiustizia: è essa stessa una forma di ingiustizia. Carrara ha ancora l’opportunità di dimostrare che i principi celebrati durante la Festa della Toscana non appartengono solo alla storia, ma possono vivere nel presente. Agire subito è l’unico modo per evitare che altre vite si perdano nell'abbandono.
A Carrara si festeggia la festa della Toscana, ma i valori di equità e giustizia restano oscuri
Scritto da Cesare Micheloni
Politica
30 Novembre 2024
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