Sono un gruppo nato per la tutela delle Alpi Apuane che ha scelto di chiamarsi col nome di una specie botanica endemica delle montagne di marmo: l’Athamanta cortiana. Il loro obiettivo è un percorso di discussione, autorganizzazione e sperimentazione politica nella provincia di Massa Carrara finalizzato all’elaborazione di un discorso comune sul tema dell’estrattivismo nelle Alpi Apuane.
Il nuovo Regolamento degli Agri Marmiferi del comune di Carrara che questa mattina ha avuto il parere favorevole della commissione marmo non è piaciuto al gruppo che ha voluto mettere in evidenza come gli amministratori abbiano mirato a privilegiare l’interesse dei concessionari a scapito della comunità, trasformando gli Agri Marmiferi di Carrara in un vero e proprio distretto minerario.
Athamanta ha evidenziato le criticità del nuovo regolamento :“Il dibattito politico che circonda l’approvazione del regolamento degli Agri marmiferi di Carrara rappresenta perfettamente ciò a cui è stata ridotta la pratica politica dal modello capitalista estrattivo: non più la gestione della cosa pubblica ma l’arena dentro la quale interessi personali o di rappresentanza cercano di trovare compromessi e accordi di comodo per mantenere inalterato lo stato di cose presenti. Seppur promosso come largamente innovativo, il nuovo Regolamento ha l’aspetto di chi “si è vestito a festa ma ha dimenticato di fare la doccia. Il comune di Carrara dovrebbe infatti utilizzare tale strumento per disciplinare l’estrazione del marmo al fine di puntare al massimo dei benefici per la comunità in termini di ricaduta economica e occupazionale, e minimizzare al massimo i conseguenti danni ambientali come l’ inquinamento delle acque, il rischio alluvionale e il danno paesaggistico . Da un’analisi del regolamento emerge tuttavia l’esatto opposto: sono introdotte norme che mirano a privilegiare l’interesse dei concessionari a scapito della comunità, trasformando gli agri marmiferi di Carrara in un vero e proprio distretto minerario, dal quale vengono estratte ogni giorno risorse e ricchezze, incrementando gli evidenti danni ambientali su un territorio già compromesso a tal punto da essere considerato un disastro planetario. La nostra critica più forte guarda alla direttrice apparentemente meritocratica che determina il rapporto fra pubblica amministrazione ed impresa privata in un contesto nel quale lo sfruttamento dei bacini estrattivi viene regolamentato mettendo al centro dell’interesse pubblico non il bene comune ma l’opportunità imprenditoriale. La tutela ambientale e la sicurezza dei lavoratori non dovrebbero essere “scelte da premiare” ma obblighi da rispettare.”
Athamanta ha voluto ricordare anche che da un lato la commissione marmo ha invitato le associazioni ambientaliste a portare un contributo sulla bozza definitiva del nuovo regolamento, mentre dall’altro ha escluso completamente la possibilità di dare una visione politica d’insieme del documento ed oltretutto i ha ignorato le varie critiche e modifiche puntuali proposte, confermando nuovamente quali siano i reali interessi che definiscono il dibattito pubblico e l’intervento politico sull’estrazione del marmo. “Non è ammissibile – ha concluso Athamanta - che si continui ad affrontare il problema in termini competitivi, ancor meno se i criteri restano basati sulla disponibilità di capitale da investire dove il più ricco vince sempre e comunque.”