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Scritto da Redazione
Politica
21 Maggio 2025

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Arriva dal neonato comitato ARCA -Assieme per la Rigenerazione e la Cura dell'ambiente, una accurata riflessione sulla gestione del verde urbano a Carrara. ARCA è affiliato a ONDA, Organismo Nazionale Difesa Alberi  ed è un nuovo comitato che desidera impegnarsi per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, partendo dal nostro territorio. Il nome richiama simbolicamente un luogo che protegge e custodisce: vuole essere una presenza attiva per vigilare, proporre e intervenire nel rispetto della legalità, a difesa del bene comune. ARCA si propone di: monitorare ciò che accade sul territorio, promuovere azioni di difesa ambientale, sostenere pratiche di cura e rigenerazione. Ecco il primo atto del nuovo comitato; "Carrara continua a perdere il proprio patrimonio arboreo, e con esso frammenti di identità urbana e paesaggio costiero. Sei pini domestici adulti sono stati recentemente abbattuti lungo Viale Colombo, davanti alla sede di The Italian Sea Group. Secondo la perizia agronomica ufficiale, commissionata dall’Autorità Portuale, quegli alberi non erano da rimuovere: classificati in classe C, non presentavano problemi di stabilità. Tuttavia, è emerso che – probabilmente – il loro abbattimento era previsto nel progetto “Waterfront”, approvato anni fa. Ma la gravità resta. Perché a oggi resta difficile per il cittadino una verifica tra gli alberi già abbattuti e le tavole progettuali. Quelle disponibili – ottenute tramite canali non istituzionali - sono, se non ambigue, certamente di difficile interpretazione. In questo contesto di opacità istituzionale, si rende di fatto impossibile comprendere quali pini siano effettivamente previsti per l’abbattimento secondo il progetto approvato. Sembrerebbe che ulteriori abbattimenti siano in programma – forse tre pini, forse più – ma non è dato sapere con certezza né il numero né l’esatta ubicazione delle piante coinvolte. Una tale vaghezza su opere già autorizzate e finanziate appare del tutto inaccettabile, soprattutto quando riguarda un bene paesaggistico vincolato e sensibile come Viale Colombo.A peggiorare ulteriormente il quadro è arrivata la dichiarazione dell’Assessora ai Lavori Pubblici, Guadagni, secondo cui si starebbe valutando l’eliminazione di ulteriori pini, “su richiesta di una categoria” non meglio identificata. Una frase sconcertante, che lascia intendere la possibilità di modificare un progetto pubblico, già approvato, per assecondare pressioni di parte e senza alcuna motivazione tecnica né percorso partecipativo. È il segnale che, oltre all’opacità, siamo di fronte a una pericolosa deriva arbitraria delle scelte pubbliche.

Gli alberi non sono un imprevisto: c’erano prima. Prima dei cantieri, dei rendering, delle conferenze dei servizi. Sono parte integrante del paesaggio urbano, del microclima e della memoria collettiva. Nei paesi civili, non si ignorano, si integrano. La progettazione seria e lungimirante parte dalla realtà esistente, e lavora con essa, non contro di essa. Qui, invece, si continua a trattare il verde pubblico come un intralcio da rimuovere, anziché come un bene da preservare e valorizzare. Particolarmente intollerabile è che a essere ignorato non sia solo il presente, ma anche il passato recente. Il progetto Waterfront – oggi soggetto a possibili “varianti di comodo”, come si legge, appunto – nacque da un autentico processo partecipativo, che coinvolse 80 cittadini, istituzioni, tecnici e realtà locali. Quel percorso, serio e trasparente, è oggi completamente rimosso dal dibattito istituzionale. La parola “partecipazione” è stata svuotata fino a designare il suo opposto.

Il Comitato ARCA denuncia tutto questo come un tradimento del patto tra cittadinanza e istituzioni. Il verde urbano non è un ostacolo, non è un ingombro. È un’infrastruttura vitale, un bene comune tutelato dalla Costituzione (art. 9 e art. 32), dalla legge (D.lgs. 42/2004; Legge 10/2013) e da una giurisprudenza consolidata: come ha affermato il T.A.R. Toscana (sent. 1303/2018), gli abbattimenti non motivati da necessità tecniche reali sono illegittimi; e il T.A.R. Lazio (sent. 2582/2020) ha chiarito che l’albero urbano è parte integrante dell’identità del luogo. Anche la Soprintendenza, che dovrebbe essere il presidio della tutela paesaggistica, appare spesso subalterna alle logiche delle Conferenze dei Servizi, anziché esercitare il ruolo critico e indipendente che le compete. Così come il Comune, che dovrebbe anteporre la salute pubblica e la bellezza urbana a qualunque pressione economica, e che invece continua a tacere. Carrara ha già perso troppo del suo verde. Talora per eventi naturali, ma molto più spesso per scelte politiche e progettuali che non hanno saputo – o voluto – tutelarlo. E mentre si continua ad abbattere, si racconta la favola della “compensazione” con nuove piante. Ma lo sappiamo tutti che non è così. Anche se gli alberi nuovi saranno effettivamente messi a dimora – e non sempre succede – ci vorranno 30 o 40 anni prima che possano restituire i benefici ambientali, paesaggistici, microclimatici e identitari che oggi vengono cancellati in un attimo. I rendering ingannevoli non sostituiscono la realtà. Se si continuerà con questa erosione lenta ma costante, tra qualche anno resteranno solo asfalto e parole.

E qui si pone una questione fondamentale: un’autorizzazione non è garanzia di legittimità. Firmare un atto che consente l’abbattimento di alberi sani, senza nuove perizie, in un viale tutelato dal vincolo paesaggistico, può costituire una violazione di legge, anche se formalmente approvato. Non basta dire “l’autorizzazione c’è”: va dimostrato che essa è conforme alle norme, ai principi, alle finalità pubbliche.

Chiediamo:

  • la sospensione immediata di qualsiasi nuovo abbattimento lungo Viale Colombo;
  • la pubblicazione integrale e leggibile delle tavole progettuali;
  • la verifica pubblica della coerenza tra progetto originario, perizie agronomiche e interventi realizzati;
  • l’accertamento di eventuali responsabilità amministrative, anche da parte della Corte dei Conti, in caso di danno paesaggistico o uso improprio di fondi pubblici.

Carrara ha bisogno di radici, non di ruspe. E ha diritto a un’amministrazione che non tradisca la fiducia dei cittadini".

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