Anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil fanno sapere la loro contrarietà alla realizzazione dei 28 alloggi di residenza popolare in zona Murlungo di Avenza. Le sigle sindacali scirvono:
"La decisione dell’amministrazione comunale di spostare la realizzazione dei 28 alloggi di edilizia popolare dall’area dell’ex campo profughi di Marina di Carrara a quella del Morlungo è una scelta che riteniamo inappropriata e profondamente sbagliata, assunta senza alcun confronto con il territorio. Siamo sconcertati e indignati per questo cambio di rotta. Ci chiediamo – e lo chiediamo all’Amministrazione – quali siano i veri motivi che hanno spinto a rinunciare a un’area verde di proprietà pubblica, già individuata dalla precedente Amministrazione, per optare invece per una zona al limite della zona industriale, classificata SIR, con criticità ambientali gravi, dove la falda risulta inquinata e la presenza di contaminanti è nota e documentata. E non si dica che quell’area è indicata all’interno del poc come area da destirnarsi ad edilizia popolare, perché ciò è frutto di scelte politiche non incontrovertibili. Le parole dell’assessore Lorenzini, sia in Consiglio comunale che sulla stampa, non solo non ci tranquillizzano, ma aumentano le nostre legittime preoccupazioni. Dire che si può costruire solo se le terre di scavo sono smaltite come rifiuti speciali e che vanno sconsigliate le costruzioni interrate significa ammettere che si intende costruire sopra un terreno 'contaminato', e che si potrà farlo solo attraverso complesse e costose opere di isolamento dal suolo. Chi pagherà questi costi aggiuntivi? E soprattutto, come si può pensare che questa sia la scelta migliore visto che lì andrebbero a vivere delle persone? Oggi, ad aggravare le nostre preoccupazioni si aggiungono le dichiarazioni del rinnovato (per il sesto mandato) presidente dell'Erp Panfietti che conferma che la nuova scelta è stata voluta da questa amministrazione comunale. Facendo anche solo un primo e semplice paragone con la proposta precedente, appare sempre più insensata questa decisione: l'area dell’ex campo profughi, pubblica e già urbanizzata, era stata scelta per ospitare un progetto di rigenerazione urbana vero, con alloggi costruiti 'sopra' i capannoni esistenti, senza alcun nuovo consumo di suolo; al contrario, la scelta del Morlungo comporta l’acquisto da privati (con espropri e spese ingenti), la bonifica di un sito 'contaminato' e nuova cementificazione in una zona già degradata. Ma il punto più grave è l’effetto sociale di questa decisione: spostare l’edilizia popolare in un’area periferica, isolata, priva di servizi, vicino alla zona industriale, significa ghettizzare. Significa allontanare cittadine e cittadini più fragili dalle aree centrali e accessibili, relegandoli ai margini, mentre i quartieri più vivibili restano riservati a turisti o residenti benestanti. È questa l’idea di città inclusiva che ha l'amministrazione? Non vediamo nulla di 'progressista' in questa scelta, che riteniamo dannosa, socialmente sbagliata e ambientalmente dannosa. E' per questo che, giustamente, cittadine e cittadini, stanno alzando la voce. Chiediamo all’amministrazione di ascoltare il territorio, aprire un confronto vero che è mancato e tornare sui propri passi. Costruire case popolari non può significare “trovare un posto qualunque e cacciarci dentro la gente”. Serve visione, rispetto e responsabilità. E su questo l’amministrazione crediamo stia compiendo un errore".