Mancano pochi giorni al 30 luglio 2025, scadenza dell'ultima proroga concessa per il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR) in Regione Toscana e riprende il dibattito sul futuro possibile per l’ex Cava Viti (nei comuni di Montignoso e Pietrasanta). Il PAUR era stato sospeso dopo il crollo di uno dei muri di contenimento, verificatosi il 6 maggio 2024 (e la dispersione su strade e fossi di fanghi e percolati che hanno raggiunto anche il Lago di Porta), avviato dal gestore Programma Ambiente Apuane e volto a un sostanzioso incremento delle volumetrie autorizzate portando il riempimento del cratere non più a 48, bensì a 98 metri di altezza. Già nel luglio 2024 Legambiente aveva avanzato una proposta che potesse fermare definitivamente la discarica (e, a maggior ragione, il suo ampliamento) prevedendone una immediata riconversione ecologica, trasformando quel sedime in un grande parco fotovoltaico, che ne consentisse la riqualificazione, contestualmente alla sua chiusura e definitiva messa in sicurezza ambientale. Legambiente, coi circoli di Massa-Montignoso, Carrara e Versilia e il presidente regionale, Fausto Ferruzza tornano oggi a sollecitare sia le amministrazioni locali sia, soprattutto il gestore, ad accogliere questo progetto. «Il Comune di Montignoso ha manifestato interesse verso questa ipotesi e quello di Pietrasanta ha apertamente espresso contrarietà all’incremento delle volumetrie della discarica» sottolineano i presidenti dei due circoli, Francesco Rossi e Riccardo Cecchini. «Oggi la riproponiamo con forza, visto che uno degli argomenti di Programma Ambiente è che l’incremento delle volumetrie è necessario per rendere economicamente sostenibile la gestione post mortem della discarica». Invece che “capitalizzare” i conferimenti di rifiuti vari (spesso anche pericolosi, come l’amianto) Legambiente suggerisce a tutti una soluzione “sostenibile”, non solo dal punto di vista economico ma anche ambientale e sociale. Nei giorni scorsi Legambiente ha incontrato l’Assessore all’Ambiente del Comune di Montignoso, Giulio Francesconi, garantendo l’impegno dell’associazione a fianco dell’amministrazione per promuovere la chiusura della discarica, la sua messa in sicurezza e il rapido avvio delle attività per la realizzazione di un parco fotovoltaico. La cittadinanza ha tutto il diritto di vedere quel sito recuperato e trasformato in uno dei cantieri della transizione ecologica sollecitata dal Green Deal. È una proposta tutt’altro che aleatoria: Programma Ambiente Apuane è una controllata (85 per cento) di Alia Servizi Ambientali, che fra le altre controllate vede (36 per cento) Estra, società nata sempre da multiutility pubbliche e operante nel settore della produzione e vendita dell’energia elettrica. Sarebbe un’impresa tutt’altro che svantaggiosa: il perimetro “interno” (quello occupato dal corpo di discarica e dalle aree logistiche) è di circa 35 mila metri quadrati mentre l’invaso complessivamente (comprese le pareti e i fianchi dell’ex cava) si estende per quasi 75 mila metri quadratiNon solo: considerato quanto dichiarato dai vertici di Alia e di Estra, Irace e Macrì, nella conferenza stampa della multiutility Alia di presentazione del piano industriale, lo scorso 7 luglio, i vertici del gruppo non solo hanno sottolineato di voler puntare su una sempre maggior sostenibilità nello sviluppo del piano industriale, ma anche di voler – proprio sul piano dell’energia – realizzare entro il 2029 impianti fotovoltaici per . complessivi 520 megawatt. «Possono cominciare a sviluppare le rinnovabili proprio partendo da cava Fornace» sottolineano i vertici di Legambiente.
Considerato l’indice di potenzialità assegnato a Montignoso (1.212 kWh ogni kWp) si potrebbero installare pannelli fotovoltaici in grado di produrre da 7 a 8,5 milioni di kilowatt all'ora. «Da un impianto di questa portata – sottolinea Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – potrebbe nascere nelle aree limitrofe (sia verso Montignoso, sia verso Pietrasanta) una CER, Comunità Energetica Rinnovabile, così finalmente, dopo anni di criticità ambientali tollerate, la popolazione potrà persino godere di qualche vantaggio da questo sito». In Italia (e in Europa) esistono già significative esperienze di riconversione energetica di discariche non più attive. Perché non trasformare un potenziale problema (la richiesta di ampliamento della discarica) in un’enorme opportunità per questo territorio? Tanto più, considerando che a breve il Ministero dell’Ambiente dovrà emanare il nuovo decreto sulle aree idonee, cui seguirà la legge regionale. Infine, a proposito di siti idonei, Legambiente sottolinea come sul territorio esistano altri due siti di discariche esauste, quella di Cermec nell’area di via Dorsale e quella di Asmiu, a Codupino, di proprietà pubblica. «Sono circa 35 mila metri quadrati che entro il 2026 saranno nella disponibilità di RetiAmbiente Spa, gestore unico di Ato Toscana Costa: anche per questi siti - concludono i vertici di Legambiente Toscana e i circoli apuo-versiliesi – sarebbe auspicabile che l’azienda pubblica avviasse progetti di loro riconversione a parchi fotovoltaici».