Dopo la sentenza del TAR sui dati alle cave, Legambiente Carrara ha chiesto le dichiarazioni ambientali delle aziende che la certificazione Emas prevede siano pubbliche ma è nata una polemica con un imprenditore del marmo al quale Legambiente ha replicato: "Ha ragione l’imprenditore del lapideo che aveva definito “strumentale” la nostra richiesta di accesso completo ai dati sull’escavazione nella cave comunali, oggi finalmente riconosciuto come legittimo (e persino doveroso) da una sentenza del Tar Toscana. Vero, questo accesso è uno strumento di trasparenza piena e incondizionata all’informazione ambientale, tanto più poiché riferita al “consumo di suolo” che l’attività delle cave produce su quel bene comune che sono i bacini marmiferi. Falso, invece, che la diffusione di questi dati riguardi dati sensibili per le imprese e generi un danno commerciale. È il Tar a sancirlo, non Legambiente. E l’imprenditore che ha deciso di farsi “giudice di appello” dovrebbe ben sapere che da tempo, ormai, lo stesso Tar Toscana e anche il Consiglio di Stato hanno ripetutamente affermato che l’escavazione rappresenta oggettivamente un danno ambientale per cui i tributi pagati da chi sfrutta le cave rappresentano a tutti gli effetti un indennizzo e non un’imposta. Forse è per questa intima consapevolezza che nel giudizio davanti al Tar nessuna impresa lapidea né associazione si è costituita, e oggi preferiscano affidarsi a incomprensibili polemiche di stampa? In tema di strumentalità, però, l’imprenditore dovrebbe dirci quanto non sia piuttosto, e per davvero, strumentale la massiccia registrazione EMAS delle aziende titolari delle concessioni di cava, condizione richiesta dal Comune per allungare i tempi del regime di proroga. Da una semplice e rapida analisi, sui siti delle stesse aziende, dei 47 siti di cava registrati EMAS risulta che solo 13 pubblicano sui propri siti la “dichiarazione ambientale” aggiornata e altre due indicano che è possibile richiederla: un documento obbligatorio nel quale chi è registrato EMAS deve proprio rendere conto sulle proprie performance ambientali. Eppure sono ben 32 le imprese (fra le quali anche quella del preoccupato imprenditore) che non mettono a disposizione quel fondamentale documento di rendicontazione ambientale. Per questo, mentre prendiamo atto con soddisfazione che la Sindaca si è dichiarata “lieta” della decisione del TAR e restiamo in attesa che il Comune ottemperi alla sentenza e fornisca i prospetti aggiornati al 2024 in forma non resa anonima, nei giorni scorsi abbiamo mandato a tutte le società con cave registrate EMAS la richiesta di inviarci e pubblicare le rispettive dichiarazioni ambientali, dato che questo regime di pubblicità (che ieri agli industriali lapidei piaceva – per ottenere benefici ma oggi non piace più) è una condizione indispensabile per la stessa registrazione. Nel caso di rifiuto od omissione sarà nostra cura segnalarlo ad Arpat e Ispra, enti pubblici che provvedono alla registrazione EMAS. A oggi hanno risposto alla nostra richiesta 13 aziende (per rispettive 18 cave) su un totale di 47 certificate.
NOTA: in questo comunicato abbiamo omesso il nome dell’imprenditore che qualche giorno fa ha rilasciato le dichiarazioni stampa a commento della sentenza. Lo abbiamo fatto per ricambiare la sua “cortesia” di non aver voluto specificare che il ricorso al Tar era stato presentato da Legambiente Carrara."