Arriva da Associazione Arca l'analisi della situazione del verde urbano a Carrara. "Carrara il diritto a una città sostenibile è negato da un’amministrazione che parla con due lingue diverse: quella delle regole e quella dei cantieri. Da un lato sta elaborando un Regolamento del Verde che, pur con molti limiti che avremo modo di segnalare nel dettaglio, enuncia principi di biodiversità, resilienza climatica e valorizzazione delle specie autoctone. Dall’altro, la stessa amministrazione firma e realizza progetti come quello MITE, che cala sul territorio decine di palme da dattero (Phoenix dactylifera), specie ornamentali dal bassissimo valore ecologico, in palese contraddizione con gli indirizzi dichiarati. Il progetto esecutivo (2022, CUP F81B21005810001), del valore di oltre 300 mila euro, prevede la ricostituzione del patrimonio palmicolo e la messa a dimora di nuove alberature in tre lotti: 1. Viale Colombo: 35 palme da dattero; 2. Viale Vespucci: 33 palme da dattero; 3. Viale XX Settembre: 98 alberi tra lecci (54), tigli (32), acero (1) e bagolari (11).
Il risultato è un doppio standard progettuale: da un lato, il Lotto 3 (XX Settembre) risponde ai principi moderni dell’ecologia urbana, con specie autoctone ad alto valore ecosistemico; dall’altro, i Lotti 1 e 2 (Colombo e Vespucci) ripropongono un approccio superato, fondato su una logica puramente estetico-conservativa. Infatti, le palme, soprattutto se in filari monocolturali, mancano completamente di una visione proattiva rispetto al cambiamento climatico. Offrono benefici ecologici minimi: scarso ombreggiamento e limitata riduzione delle isole di calore; bassa capacità di assorbire inquinanti e CO₂; nessun apporto di nettare, frutti o habitat per la fauna urbana. Nonostante le Phoenix dactylifera siano meno vulnerabili al punteruolo rosso rispetto alle Phoenix canariensis, restano tuttavia sensibili a fitopatie e infestanti. In sintesi: sono un arredo, non un’infrastruttura ecologica, mentre è ormai noto che la letteratura internazionale e le linee guida nazionali sottolineano l’importanza di diversificare le specie per aumentare resilienza e biodiversità, di privilegiare alberi a chioma ampia per ombra e qualità dell’aria, di creare corridoi verdi a valore ecologico. Il progetto di Carrara recepisce solo in parte questi principi: il Lotto 3 li incarna (per quanto migliorabile), i Lotti 1 e 2 li contraddicono. È quindi un progetto incoerente e costoso: un compromesso di modernità e arretratezza che rischia di essere un costo oggi e un costo domani, imponendo interventi correttivi futuri. E il progetto è incoerente non solo con le linee guida scientifiche, ma anche con lo stesso Regolamento in fase di approvazione, che afferma di voler privilegiare specie autoctone e resilienza climatica. Questa “doppia lingua” non è un incidente: è il sintomo di una governance inesistente. Uffici che operano in compartimenti stagni, senza coordinamento, e una politica incapace di dettare una visione unitaria hanno prodotto una città schizofrenica, dove le norme scrivono una cosa e i cantieri ne realizzano un’altra. Del resto, dopo tre anni di mandato manca ancora il Piano del Verde, strumento strategico essenziale per dare coerenza agli interventi. Senza di esso, ogni progetto resta un episodio isolato, incoerente e dettato dalla contingenza.Il progetto, peraltro, presenta gravi lacune anche sul piano tecnico-gestionale, in quanto prevede un’irrigazione ad autobotte, rigida e inefficiente, invece di sistemi a goccia o sensorizzati con acque non potabili; mancano analisi preliminari del suolo e uso di buche standard, ignorando quindi compattazione e degrado tipici dei contesti urbani; contempla una manutenzione solo per due anni, insufficiente rispetto al fabbisogno reale (almeno cinque anni). Le migliori pratiche suggeriscono “aule d’impianto” ampie e decompattate, integrate con il sistema di drenaggio urbano per contribuire alla “città spugna”, oltre a piani di manutenzione pluriennali.
Chiediamo che Carrara avvii subito la redazione del Piano del Verde con un percorso partecipato. Riteniamo che sia urgente adottare anche un Libro Bianco degli Abbattimenti Arborei, come proposto a livello nazionale da diverse associazioni: un registro pubblico e aggiornato per garantire trasparenza su abbattimenti, impianti, costi e rendite.
Il verde urbano non è un arredo, ma un’infrastruttura essenziale per salute, qualità della vita e resilienza climatica.
Per questo chiediamo che l’Amministrazione riveda le scelte dei Lotti 1 e 2, sostituendo almeno in parte le palme con specie autoctone di alto valore ecologico e paesaggistico, in linea con le più recenti raccomandazioni nazionali ed europee".