C’è ormai una contrapposizione netta, per molti casi insanabile, tra le istituzioni provinciali e regionali e il Comitato dei cittadini per la chiusura di Cava Fornace. La politica locale, anche se in maniera più defilata, sembra aver dato il suo appoggio a coloro che vogliono vedere la discarica chiusa, mentre invece gli interessi dei “livelli” amministrativi più alti risultano incompatibili con le richieste di salute e prevenzione che il Comitato vuole vedersi riconoscere. È una storia lunga, lunghissima, che copre quasi vent’anni di battaglie civiche ed ecologiste e che ha scritto negli ultimi giorni un nuovo capitolo.
Sulle sponde del lago di Porta, infatti, è andato in scena l’incontro tra Cristina Giachi, consigliere regionale e responsabile ambiente del Pd toscano, con alcuni membri del Comitato, con questi ultimi che hanno deciso di organizzare il confronto proprio sugli argini del lago per far meglio comprendere quanto sia impensabile lasciare aperta una discarica nelle vicinanze di una riserva protetta.
L’incontro è stato raccontato nei minimi particolari nell’ultimo comunicato ufficiale diramato dal Comitato, in cui viene riportato come i suoi membri siano sprofondati nello “Sconforto” quando sono venuti a sapere dalla stessa Giachi che Cava Fornace sarebbe “Propedeutica al Piano di economia circolare, e che i rapporti tra il gestore e la regione sono decisamente migliorati in questa fase”.
Una vera e propria pugnalata per tutti quelli che vorrebbero vedere la fine dell’arrivo di rifiuti nel sito, ancor di più dopo un’inchiesta pubblica cha portato maggiori delusioni che risposte.
“Stranamente” quindi, a settembre e con un Paur ancora in corso – si legge in un estratto della nota – sembrerebbe che la regione abbia già deciso di prevedere continuità per la discarica e questo indipendentemente dal progetto presentato dal gestore e dai rischi connessi. Ci sentiamo ancora di più presi in giro, come cittadini e come territorio, presi in giro dopo 17 anni di battaglia, presi in giro per tutte le promesse elettorali di chiusura, presi in giro da due mozioni votate all’unanimità dal consiglio regionale, presi in giro per un’inchiesta pubblica farsa e grottesca. Presi in giro come cittadini attivi che vogliono partecipare al futuro del proprio territorio. La partecipazione che vogliono, e la battaglia su Cava Fornace né è la prova storica, è solo quella per mettere una X in una scheda elettorale”.