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Scritto da Redazione
Cronaca
01 Luglio 2025

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La riconferma di Luca Panfietti a capo di Erp dopo cinque mandati consecutivi ha lasciato molte perplessità nel consigliere comunale della Lista Ferri, Filippo Mirabella che ha fatto notare: “Nonostante mesi di dichiarazioni pubbliche e manovre interne per mandare a casa Luca Panfietti, è finita che è stato rieletto con il voto di tutti, compresa la Arrighi tramite la sua delegata, il vicesindaco Roberta Crudeli. Eppure, il sindaco  di Carrara  Serena Arrighie  il vicesindaco  Crudeli sono  andate avanti ed indietro  per mesi in pellegrinaggio politico nei corridoi di Via Groppini, con lo scopo di far rimuovere  Panfietti. Una campagna costante, fatta di contatti, incontri, pressioni, con l’obiettivo chiaro di chiudere un ciclo. Invece, alla prova del voto, è successo l’opposto: Panfietti è stato confermato per la quinta volta, con un consenso trasversale destra-sinistra che ha del grottesco. E il voto della Arrighi, che avrebbe potuto almeno segnare la coerenza personale, è arrivato puntuale a certificare l’ennesima sconfitta politica. Ma entriamo nel merito:  Panfietti non è un semplice presidente riconfermato. Da quindici anni  gestisce ERP, prima come amministratore unico, poi come presidente, sempre in continuità. Durante il suo lungo regno, l’ente ha prodotto perdite e, cosa ancora più grave, centinaia di alloggi sono rimasti chiusi, in condizioni tali da non poter essere assegnati. Un fallimento su tutta la linea in un momento storico in cui la povertà abitativa è una vera emergenza. Ma su un altro fronte Panfietti è stato tutt’altro che inefficace: quello degli incarichi esterni. Basta dare un’occhiata alla sezione “amministrazione trasparente” del sito ERP per scoprire che,  su fogli Excel consultabili da chiunque, sono stati spesi oltre due milioni di euro in consulenze. Un flusso di incarichi affidati in ogni direzione. Ecco, forse è lì che si è distinta la vera abilità gestionale del presidente: non nel rispondere ai bisogni dei cittadini, ma nel distribuire incarichi. A dare voce al dissenso in questi giorni peraltro,    è stato Luciano Morotti, segretario del circolo PD Carrara Centro, con un comunicato durissimo contro la riconferma di Panfietti e il tradimento delle regole del partito, come quella dei massimo due mandati sostenuta dalla stessa Elly Schlein. Ma Morotti e i pochi altri che lo hanno seguito – sette o otto al massimo – sono serviti solo da sfogo temporaneo della Arrighi, come vassalli sacrificabili per  far uscire allo scoperto    il suo dissenso  e  togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Quando però è arrivato il momento decisivo, anche la  Arrighi  ha fatto quello che aveva detto di non voler fare: votare Panfietti. Una mossa che non solo ha distrutto la sua credibilità politica, ma ha anche dimostrato l’assoluta incapacità di reggere un confronto di potere. Altro che guida politica della coalizione: quello che si è visto è un totale smarrimento strategico,  una figura che non sa né costruire alleanze, né imporre una visione. E pensare che l’alternativa c’era, ma serviva saper fare politica. In pratica  una soluzione esisteva, ed era nota a molti: Panfietti a GAIA, dove avrebbe avuto un incarico ancora più remunerativo e sicuramente gradito. Una soluzione che avrebbe lasciato libero il posto in ERP, consentendo così di avviare un vero cambiamento. Il piano era stato suggerito da chi conosce bene le dinamiche della politica e del potere, ma la Arrighi non ha voluto ascoltare. O forse non ha capito. Anche in questo caso, la sua incapacità di leggere le situazioni e agire con visione ha portato alla conservazione dello status quo, proprio mentre il PD predica rinnovamento, partecipazione e cambiamento. In conclusione  il risultato è un messaggio devastante per i cittadini che ancora credono nella politica. La conferma di Panfietti – nonostante 15 anni di gestione, alloggi vuoti e milioni in consulenze – è il segno di un sistema autoreferenziale, che ignora i bisogni reali e si blinda per conservare le sue poltrone. E la Arrighi, che avrebbe potuto rappresentare la discontinuità, ha perso l’ennesima occasione e quindi, il  re resta sul trono e chi voleva fargli opposizione, gli ha invece steso il tappeto rosso”.

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