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Sabato 6 Dicembre 2025
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Scritto da Redazione
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06 Dicembre 2025

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«Sono decine di migliaia i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza detenuti, tra cui moltissimi minorenni, e sono centinaia quelli morti in circostanze mai chiarite durante la detenzione», informa Associazione Gaza FuoriFuoco Palestina. «La prigionia è solo una delle molte facce dell’occupazione di stampo imperialista e coloniale che procede spedita nei territori occupati della Palestina.
Per questo invitiamo tutte e tutti a non abbassare lo sguardo sulla Palestina, a mantenere alta l’attenzione sulla questione e a continuare e moltiplicare le manifestazioni in sostegno al popolo palestinese e per la sua autodeterminazione». 

A questo scopo l'Associazione Gaza FuoriFuoco Palestina invita i cittadini e le cittadine a partecipare al corteo e concerto di solidarietà che avrà luogo domenica 7 Dicembre a Marina di Carrara.
Il ritrovo è fissato per le ore 15 alla rotonda G. Taliercio e il corteo si svolgerà lungo il viale Vespucci fino al Largo Marinai d’Italia - nuova passeggiata del porto -, dove avrà luogo il concerto.


Suoneranno per la Palestina: il duo acustico Riki Furia e Maurizio Bogazzi, il coro Old Tower, gli Ora4, la Battisti Band ed i Kinnara.
«Ciascuno e ciascuna - fanno sapere gli organizzatori - può portare una fiaccola o una bandiera per il corteo, con la Palestina e ogni alto popolo oppresso nel cuore».

«La speranza è sempre stata la peggior minaccia per l’oppressore», scrive nel comunicato l'Associazione Gaza FuoriFuoco Palestina. «Con queste parole uno dei figli di Marwan Barghouti, medico palestinese detenuto nelle carceri israeliane dal 2002, commenta l’ultima notizia che riguarda l’ennesimo pestaggio subito durante la sua detenzione. "Per tanti è un leader, per me è semplicemente mio padre. Non lo abbraccio da 24 anni, è in isolamento da due anni, picchiato, ferito, minacciato pubblicamente non perché sia pericoloso, ma perché rappresenta unità e speranza”. La famiglia ha reso nota la telefonata anonima ricevuta da un numero israeliano riguardo un duro pestaggio subito da Barghouti, sperando che si tratti di una feroce intimidazione e non di una notizia vera, proprio nei giorni in cui è partita la campagna globale per la sua liberazione. In Italia e nel mondo questa mobilitazione ha raccolto migliaia di firme e l’impegno di molte associazioni - tra cui la nostra -  nonché l’appello di moltissimi artisti e intellettuali.
Neppure l’accordo imposto dall’amministrazione Trump prevede il nome di Marwan Barghouti tra quelli dei detenuti da liberare, che con lui condividono le stesse vergognose condizioni di prigionia a cui sono soggetti: accuse di fermo pretestuose, processi iniqui, sovraffollamento, torture sistematiche denunciate dalle stesse autorità israeliane, fame, violenze, umiliazioni e abusi emotivi e fisici».

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