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Scritto da Redazione
Politica
12 Maggio 2025

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Parla di presa in giro su un problema particolarmente grave, il consigliere dell’opposizione Massimiliano Bernardi in riferimento alla sua proposta di una variazione del regolamento per la concessione degli agri marmiferi puntualmente ignorata dalla giunta di Serena Arrighi. Si tratta dell’obbligo imposto per legge dall’articolo 21 di  trasformare in loco il 50 per cento di ciò che viene estratto dalle cave, clausola che mette in difficoltà moltissime aziende. “Si è già levato il grido di allarme delle medie e piccole imprese – ha spiegato Bernardi -  che sono circa l’80 per cento del totale, perché non riusciranno mai a rispettare l’obbligo del 50 per cento, in quanto per chi lavora materiali meno pregiati non c’è mercato sufficiente e, soprattutto, le aziende non strutturate, cioè quelle con pochi dipendenti e spazi limitati, non hanno depositi abbastanza grandi per stoccare il materiale non venduto. Il problema sarebbe facilmente risolvibile con una piccola variazione del regolamento, perfettamente nei limiti imposti dalla legge regionale, in base alla quale si dovrebbe fare la riquadratura dei blocchi non più in cava, ma nelle segherie al piano. Questo darebbe molto sollievo alle aziende perché la riquadratura rientrerebbe nel computo delle tonnellate lavorate. Ho proposto questa modifica a luglio del 2024 e i membri della maggioranza in commissione marmo hanno cominciato a prendere tempo, dicendo di voler prima esaminare la cosa tra loro. Ma dopo moltissimi rinvii, la conclusione è, oggi, che la mia proposta non è mai arrivata ad essere discussa nemmeno in commissione marmo, ancor meno è arrivata in consiglio comunale.  Il problema è molto serio perché non esiste una sanzione pecuniaria per  chi non rientrerà nei limiti del 50 per cento previsto dalla legge: la conseguenza inevitabile sarà solo la revoca della concessione. Alle mie reiterate domande sui ritardi ad affrontare la proposta nelle sedi deputate ho ricevuto sempre risposte vaghe, fino alle più recenti date dal presidente della commissione marmo Nicola Marchetti e dal capogruppo del Pd Gianmaria Nardi che mi hanno detto che non c’è la volontà di dare atto a questa soluzione. Quel che se ne può dedurre, quindi, è che da parte dell’amministrazione ci sia una precisa scelta di non andare incontro alle aziende, che in molti casi, saranno costrette a chiudere. Personalmente non so spiegarmi questa decisione che dà adito al sospetto che si voglia intenzionalmente far cadere le concessioni dei piccoli e medi imprenditori del marmo”. Bernardi ha anche presentato l’ipotesi reale di un’azienda che, dovendo lavorare 1700 tonnellate di marmo, si troverebbe a dover stoccare circa 22mila metri quadrati di marmette ed ha fatto notare: “L’emendamento può solo mitigare la questione della commercializzazione dei materiali trasformati per le imprese prive di filiera strutturata che resta comunque irrisolta”. Bernardi ha voluto sottolineare che la richiesta a prendere in considerazione la variazione del regolamento viene principalmente dalle aziende ed ha concluso: “Il 50 per cento per la maggioranza delle imprese carraresi non è sostenibile”.

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