Si pensava che una figura carismatica come Zlatan Ibrahimovic avrebbe portato un po' di serenità in casa Milan. E invece, stando a quanto emerge dalle cronache di questi giorni, sembra proprio che il talentuoso ex giocatore svedese sia al centro delle polemiche.
Ibra al centro delle polemiche
La situazione è ben nota. I tifosi del Milan non sembrano aver gradito l’avvio di stagione dei rossoneri e hanno già messo nel mirino l’allenatore, Fonseca, e alcuni dei suoi calciatori di maggiore riferimento, rei di aver avuto atteggiamenti non particolarmente propositivi nei confronti del tecnico. A non essere contenta della gestione di Ibrahimovic sembra però essere – così affermano i soliti bene informati sui social network, le tv generaliste e i siti di streaming calcio – la stessa società, di cui l’attaccante è emanazione, in quanto consigliere del patron Gerry Cardinale.
A far incrinare i rapporti tra Ibra e la RedBird sarebbe stata la gaffe in cui lo youtuber IShowSpeed e Ibrahimovic sarebbero stati coinvolti, una gag omofoba (Chi si muove è gay) che è stata considerata uno scivolone, soprattutto in un momento in cui il club rossonero è fortemente impegnato sull’inclusività.
A muovere ulteriormente a sfavore della gestione di Ibrahimovic, sostengono i più critici, sarebbero stati anche i suoi silenzi nei momenti in cui vi sarebbe stato bisogno di un intervento, come accaduto quando all’Olimpico Rafa Leao e Theo Hernandez hanno manifestato apertamente le critiche contro il mister Fonseca allontanandosi al momento del cooling break, senza ricevere richiami ufficiali. Quando invece forse il silenzio sarebbe stato più opportuno, a Ibra viene contestato di aver parlato in eccesso, con qualche spacconata forse evitabile.
Insomma, alla fine Ibrahimovic sembra essere finito al centro del fuoco amico della società e dei tifosi, con il quotidiano La Repubblica che sottolinea come nella sede del Portello e a Milanello non sarebbero poi pochi coloro che hanno già espresso l’insoddisfazione per il consigliere di Cardinale.
Il caso Abate
A proposito. Il quotidiano cita una sorta di vendetta perpetrata nei confronti dell’ex compagno di squadra Ignazio Abate, amico storico, che sarebbe stato colpevole di non aver lanciato nel corso della scorsa stagione, in qualità di allenatore della Primavera, l’attaccante Maximilian Ibrahimovic, il diciottenne figlio maggiore di Zlatan.
Anche se non ci sono conferme in merito e, dunque, le indiscrezioni meritano di essere assunte come tali, dopo l’addio di Abate (finito sulla panchina della Ternana, in serie C), Ibra avrebbe premuto per spostare dalla Primavera alla femminile Beniamino Abate, padre di Ignazio e preparatore dei portieri, facendolo poi licenziare senza preavviso. Ulteriori voci di corridoio, anche queste in verità piuttosto maliziose, sostengono che Ibra sarebbe più presente al Vismara, dove gioca l’altro figlio Vincent, che a Milanello.
Rumors, si dirà, privi di alcun fondamento e, dunque, ben catalogabili anche come semplice gossip. Tuttavia, il fatto che se ne continui a parlare in maniera insistente e che la comunicazione societaria in questo frangente non sia certamente priva da critiche, forse suggerisce che qualche malumore effettivamente c’è negli ambienti rossoneri.
L’intervento di Gerry Cardinale
Cerca intanto di spegnere le facili polemiche lo stesso numero uno di RedBird, Gerry Cardinale, che nel corso del recente evento IMG x RedBird summit, tenutosi mercoledì, ha dichiarato di fare di tutto per riportare il Milan ai fasti di un tempo.
Nell’evento Cardinale ha poi sottolineato quanto siano impattanti i fondi di private equity nel mondo dello sport e del calcio, e quanto il loro ruolo sia dedicato, considerato che spesso i fondi sono gestori di asset che – precisa ancora Cardinale – “vogliono solo acquistare, e questo non è positivo per le aziende basate sulla proprietà intellettuale”.
Secondo il numero uno di RedBird, dunque, i proprietari di asset sportivi spesso chiedono troppo agli investitori di pagare premi di controllo per quote di minoranza senza governance, senza diritti informativi, senza via d’uscita. Il top manager ha poi paragonato questa situazione alla bolla tecnologica, “quando bastava mettere una “e” davanti a qualcosa e tutti lo volevano”.