Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Parma, Carrara. Apri i quotidiani e ti sembra di leggere la cronaca di Carrara: spaccio a cielo aperto, risse, furti, degrado. Cambia solo il nome della città, il copione resta identico. Viene il sospetto che non sia un caso isolato, né una sfortunata coincidenza locale. Forse il problema riguarda un’area geografica di cui noi stessi facciamo parte. O forse, più realisticamente, è l’intero paese ad aver mollato i freni. Il vero interrogativo è: quando abbiamo deciso che il controllo del territorio non era più una priorità? E le cause? Cercatele tra i tagli alla sicurezza, la gestione miope dell’immigrazione, l’urbanistica lasciata al caso e un degrado culturale che ormai passa inosservato. La paura della gente non sorprende. Semmai la vera inquietudine è l'assuefazione. Quindi che dobbiamo aspettarci adesso? Dopo le telecamere, anche l’arrivo dell’esercito ad Avenza? È questa la soluzione? Davvero pensiamo di poter tamponare con pattuglie e teleobiettivi quello che è il frutto di anni di abbandono? Forse sarebbe il caso di guardare oltre il sintomo. Perché il degrado non è piovuto dal cielo. È figlio di una desertificazione lenta ma costante, di luoghi pubblici abbandonati, di servizi che spariscono uno dopo l’altro, lasciando vuoti che qualcun altro ha riempito. La domanda da farsi non è “come militarizzare una piazza”, ma come restituirla a chi l’ha persa. Magari ripartendo da ciò che l’ha resa viva: scuole, presìdi sociali, cultura, lavoro, relazioni vere. Le telecamere registrano. Ma non risolvono. E l’esercito, se serve, è già il segnale che si è perso il controllo. P.S: Tutti gli articoli allegati sono della scorsa domenica. Non stiamo parlando di un futuro distopico. Stiamo parlando dell’Italia del 6 aprile 2025.
Dall'Emilia a Carrara il degrado ha messo le radici
Scritto da Cesare Micheloni
Cronaca
08 Aprile 2025
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