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Scritto da Redazione
Cronaca
09 Luglio 2025

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Si sono rivolti a Plures, la multiutility che partecipa indirettamente al programma Ambiente Apuane come gestore della discarica di Cava Fornace, i membri del comitato omonimo che combatte per la chiusura del sito, per chiedere un parere sulla sostenibilità  della discarica: “Plures,  che significa plurale o più, come scrivono sul sito, è il  nome scelto per rappresentare l’unione di storie industriali diverse (Alia, Publiservizi, Consiag e Acqua Toscana) che hanno dichiarato di fare insieme un passo avanti. Una multiutility, Plures che fa della sostenibilità ambientale e sociale il centro della sua strategia. Vorremmo chiedere a Plures e ai suoi vertici se sia davvero sostenibile la discarica di Cava Fornace, posta in un luogo che per conformità idrogeologica non dovrebbe essere adibito a discarica, prossimo ad un Lago, quello di Porta, sito della rete Natura 2000, lago in cui il 6 maggio sono finiti migliaia di litri di percolato. Nelle analisi  effettuate da Arpat all’indomani dello sversamento sono state trovate fibre di amianto, oltre a  ferro, alluminio e solidi sospesi con limiti superiori a quanto stabilito per scarichi industriali. Plures ha chiuso il bilancio 2024 con risultati in forte crescita proseguendo nel percorso di trasformazione e integrazione verso una Multiutility di scala industriale. Passaggi rilevanti anche per noi lontanissimi dal centro di potere: è stata l’allora Alia (e non i responsabili di PAA) ad incontrare l’assessora Monni e i sindaci di Montignoso e Pietrasanta a marzo per discutere del percorso condiviso su Cava Fornace, alla luce del fatto che il Paur è ancora sospeso dal maggio scorso.  Il paur era stato attivato su un progetto di PAA per avere l’autorizzazione a depositare rifiuti fino a quota 98 e per il quale anche la Regione all’indomani del crollo, chiede se sia ancora compatibile. Il PAUR è sorprendentemente ancora sospeso: a nostro avviso deve essere respinto, perché quel progetto non può più essere sovrapponibile alla realtà attuale. La discarica vive in stato emergenziale da oltre 14 mesi, con proroghe  continue date al gestore per presentare un progetto che porti alla chiusura.  Ma a quale quota si vuole chiudere? Qui si rischia il fraintendimento anche da parte della politica. il progetto non deve prevedere nuovi conferimenti. Noi chiediamo la chiusura immediata e la bonifica del sito, perchè lì la discarica non avrebbe mai dovuto esserci e i rischi ambientali, sociali ed economici sono enormi e l’evento del 6 maggio 2024 ne è la prova. Il gestore a mezzo stampa dice chiaramente che la chiusura del sito deve essere sostenibile e chiudere a quota 43 non è economicamente fattibile. Il gestore si spinge oltre: stanno valutando un progetto che consenta di mantenere le entrate  necessarie per i costi di rinaturalizzazione. Il progetto quindi deve essere sostenibile dal punto di vista economico. Ed ecco di nuovo la parola sostenibilità, e non è più quella ambientale e sociale, ma quella del business, alla faccia del disastroso sversamento  del maggio scorso. Nel frattempo il Consiglio di Stato nel respingere il ricorso di PAA contro la Regione Toscana, conferma la assoluta necessità di sottoporre a VIA , Valutazione di Impatto ambientale, l’intera discarica. Oggi il percolato viene ancora immesso in fognatura, nonostante i numerosi  solleciti di ripristinare l’iter in carico al gestore. La sostenibilità economica non dovrebbe essere a discapito delle comunità e dell’ambiente. Davvero è sostenibile da un punto di vista ambientale e sociale questa discarica? Lo chiediamo a Plures,  lo chiediamo alla Regione Toscana, che ancora tiene in piedi un Paur sospeso da 14 mesi, lo chiediamo ai comuni di Montignoso e Pietrasanta, perché la chiusura sia vera e subito. Noi vogliamo, che il percolato non vada più in fognatura, che il Paur venga respinto, che la discarica chiuda e il sito venga bonificato. Così si  va verso la sostenibilità".

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