Invitati dal comune di Forte dei Marmi abbiamo partecipato all’iniziativa tenutasi presso Villa Bertelli per parlare di erosione delle coste. Il comprensorio Apuoversiliese già sta lottando contro l’erosione da decenni, con pochi risultati e con danni incalcolabili all’economia e all’ambiente. Dall’incontro è emerso, con interventi tecnici molto puntuali, che per tutelare il nostro comprensorio non si dovrebbe ampliare il Porto di Carrara, ma renderlo più’ efficiente e sicuro. Un porto più grande non sarebbe a sostegno del settore lapideo, che sta già utilizzando anche altri scali per il commercio. A nostro avviso occorre ripensare all’escavazione e alle concessioni, riducendo le estrazioni che stanno pesantemente trasfigurando l’intera montagna apuana. È necessario lavorare in loco il materiale, estrarre meno e in modo sostenibile: avremmo più’ lavoro e più’ ricchezza ridistribuita sul territorio. Ma vale la pena ampliare il porto per accogliere le navi da crociera? È davvero il turismo dei croceristi che vogliamo? Quello del mordi e fuggi? Tutti assieme, dalle forze politiche, agli imprenditori, dagli operatori economici alle associazioni ambientaliste e non, dobbiamo pensare ad un altro modo di concepire lo sviluppo economico, che concili lavoro e tutela ambientale. Abbiamo tutti sotto gli occhi il recente naufragio di una grossa nave a Marina di Massa che per miracolo non ha contaminato tutta la costa. La nave ha distrutto il pontile di Marina di Massa, ma quali sarebbero state le conseguenze se si fosse abbattuta sugli scogli? se il carburante fosse fuoriuscito e trasportato dalle correnti? Una riflessione è d’obbligo a partire dai costi/benefici e dal rischio di un porto più’ grande. Un’estensione del porto incrementerebbe anche il rischi di nuovi e più’ pesanti incidenti come quello della nave Guang Rong. Vogliamo un’economia a forte propensione turistica? certo e questa visione passa necessariamente dalla tutela ambientale. È imprescindibile. Il nostro territorio ha enormi problemi ambientali da affrontare che da anni aspettano risposte che non arrivano. Le estati sono costellate di divieti di balneazione in molte zone limitrofe alle foci di fiumi e fiumiciattoli. Grandi aree Sin-Sir aspettano da decenni le bonifiche e nel frattempo, come confermato dallo studio Sentieri, la situazione è drammatica per quanto riguarda l’esposizione a tumori ed altre gravissime malattie riconducibili all’inquinamento.La marmettola rende ancora i fiumi bianchi, uccidendo la vita nei corsi d’acqua e questo perché chi la produce molto spesso non vuole accollarsi i costi e l’onere dello smaltimento. E abbiamo ancora aperta la partita di Cava Fornace. Il Ministero dell’Ambiente nel 2007 espresse perplessità sul sito e l’inchiesta pubblica del 2009 o ritenne inidoneo ad essere una discarica. Nonostante questo la discarica è stata autorizzata. Il 6 maggio è accaduto quello che mai sarebbe dovuto accadere. Enormi quantità di percolato sono fuoriusciti dal sito invadendo l’Aurelia e riversandosi nel vicino Lago di Porta. Arpat dopo il disastro ha rilevato presenza di fibre di amianto nei sedimenti oltre a ferro, alluminio e solidi sospesi oltre i limiti . Vogliamo ricordare che la discarica sorge in un’area carsica, ricca di doline e inghiottitoi. Ai piedi della discarica ci sono sorgenti d’acqua che alimentano il Lago di Porta e da qui l’acqua arriva al mare tramite il Versilia. Quello che è accaduto evidenzia problemi gravi sulla sicurezza dell’impianto e evidenzia se ce ne fosse stato bisogno come quel sito sia troppo vicino alle sorgenti, al lago, ai centri abitati. A seguito del disastro il percolato prodotto dalla discarica è stato immesso in fognatura per gestire la fase emergenziale, fase che sembra non finire mai, visto che ancora oggi a distanza di 10 mesi pare che il percolato finisca ancora lì. Ma davvero siamo ancora in emergenza? Cosa dobbiamo pensare? Che l’impianto ha subito danni irreparabili? Gli enti competenti dovrebbero accertarsi dei lavori di ripristino in discarica dopo il disastro e del perché sia ancora necessario smaltire il percolato in fognatura. Cava fornace deve essere chiusa con la bonifica di quello che ci hanno messo, perché quel sito non avrebbe dovuto essere una discarica..
Considerando quante sono le vertenze in atto, serve davvero un tavolo interprovinciale aperto in cui ci si possa confrontare sul futuro del nostro territorio a partire dall’ambiente, perché noi siamo l’ambiente in cui viviamo, e l’ambiente, come il mare non ha confini fisici, né politici. Occorre immediatamente una seria riflessione su che futuro vogliamo. Noi ci siamo.