“Non è una passerella, è difesa dei diritti delle persone più fragili e chi tacita la verità offende le persone, non me!”: è la replica del consigliere della lista Ferri, Filippo Mirabella alle accuse che gli ha rivolto l’assessore al sociale e vicesindaco del comune di Carrara in risposta alla segnalazioni di presunti disservizi del settore da lei diretto. “Con le sue dichiarazioni il vicesindaco e assessore del PD Roberta Crudeli – ha aggiunto Mirabella - ha superato ogni limite di correttezza istituzionale e civica. Accusare un consigliere comunale, espressione della volontà democratica dei cittadini, di "strumentalizzazioni", "bugie", "attacchi ai lavoratori" e "uso illecito di dati personali" è gravissimo. Lo è ancor di più se fatto senza una sola smentita concreta dei fatti denunciati: famiglie con minori lasciate giorni in auto, donne fragili ignorate dai servizi, alloggi negati nonostante gravi rischi documentati. Sui dati personali peraltro, non c è stata nessuna violazione. La Crudeli è abituata anche in consiglio comunale ad usare in modo strumentale il concetto di privacy, per non rispondere alle interrogazioni. La legge sulla privacy, quando i dati non sono identificabili, non vieta la denuncia sociale, né l’attività pubblica di consiglieri comunali. Quindi eviti per il futuro di lanciare accuse gravi, senza alcun fondamento giuridico, che rischiano di scivolare nella “diffamazione“ politica. Ritenere inoltre che chi denuncia un disservizio lo faccia “per visibilità” è un’offesa non a me, ma a quelle famiglie che si sono fidate di me per far sentire la propria voce. Rinfacciarmi il mio passato da carabiniere, come se ciò aumentasse la mia “colpa” per aver parlato, è un gesto im meritevole della carica che l’assessora Crudeli ricopre. Un ex carabiniere, come un consigliere comunale o un semplice cittadino, ha il dovere morale e civile di denunciare ciò che è sbagliato. In democrazia si risponde con i fatti, non con le accuse e chi ha responsabilità pubbliche, invece di reagire con attacchi personali, dovrebbe avere l’umiltà di ammettere i propri errori e l’onestà di correggerli. La privacy non è una scusa per il silenzio. La Crudeli dovrebbe rispondere alle famiglie, non nascondersi dietro una legge. Ci tengo a ricordare all’assessore Crudeli e all’opinione pubblica, che la legge sulla privacy non vieta la denuncia dei fatti, specialmente quando si tratta di situazioni di interesse pubblico e di diritti fondamentali calpestati, come quelli di due famiglie con minori lasciati senza casa, ignorati dai servizi sociali. Cosa dice davvero la legge sulla privacy ? Il Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) tutela i dati personali identificabili, ma non vieta: la pubblicazione di storie e fatti anonimizzati o la denuncia pubblica di negligenze delle istituzioni, l’informazione di interesse collettivo, l’attività giornalistica o comunicativa volta a tutelare diritti violati. L’articolo 85 del GDPR, tra l’altro, tutela la libertà di espressione e di informazione, anche nell’ambito del giornalismo e dell’attivismo sociale. Quindi non c’è stata alcuna violazione della privacy, ma solo violazione del diritto all’abitare, alla protezione e all’ascolto e da parte sua e degli uffici del settore sociale. Nella sua difesa, la Crudeli sostiene che una delle famiglie è stata “inserita in albergo”. Ma dopo quanti giorni vissuti in auto e con un minore a bordo? E dell’altra famiglia, che da mesi chiede un cambio alloggio per gravi motivi di sicurezza, non ha speso una sola parola. Il silenzio, in questo caso, è più grave della risposta sbagliata. In conclusione: nascondersi dietro articoli di legge travisandoli, pur di non rispondere a due famiglie in difficoltà, è un atto di debolezza e scorrettezza politica. Invito dunque la Crudeli ad approfondire meglio le normative che cita e, soprattutto, a guardare negli occhi le persone che ha abbandonato. Perché la vera violazione non è di legge, ma di coscienza”.