Da tempo i Repubblicani chiedono attenzione verso il rischio idraulico di Marina di Massa. In passato siamo usciti con diversi documenti (ne citiamo e alleghiamo due, del novembre e del dicembre 2018) rimasti puntualmente disattesi. Il nostro territorio è ad alto rischio. Lo sappiamo bene. Meglio ancora dovrebbe saperlo chi ci amministra ed è – in qualche modo – responsabile della nostra sicurezza individuale e collettiva. Il carattere torrentizio del Frigido non è cosa nuova. Gli argini attuali, con qualche modesta variazione, sono sostanzialmente quelli realizzati dagli estensi nella prima metà dell’Ottocento. Anche il sistema di drenaggio, costituito dai fossi che hanno reso lavorabile (e poi abitabile) la fascia costiera - che era la naturale cassa di espansione del fiume - risale a quel tempo. Urbanizzazione, infrastrutture, attività economiche, hanno poi cementificato progressivamente il suolo. Quello della cementificazione è un argomento concreto ed attuale, poiché la linea scelta dall’amministrazione non è quella di recuperare il patrimonio edilizio esistente ma di costruire nuove volumetrie lasciando irrisolto il problema del riutilizzo delle strutture fatiscenti accrescendone il degrado. A ciò si aggiungano le “tombature” dei fossi, effettuate (spesso abusivamente) da privati, ma anche dal Comune, che hanno reso meno permeabile il suolo. Si aggiunga anche il sempre più ridotto utilizzo delle acque sotterranee, con i conseguenti effetti sulla falda e sul cuneo salino. Torniamo nuovamente a sollevare la questione della sicurezza idraulica della Marina perché vediamo che la situazione, da allora, non ha visto l’esecuzione degli auspicati lavori sulle arginature del Frigido, sul drenaggio dell’alveo e, conseguentemente, la sicurezza per i cittadini e i loro beni non è certo migliorata. Avvertiamo un senso di rabbia e di impotenza e, ancora di più, di “presa in giro”, perché della massa di risorse che con il PNRR sono state messe in campo, alla sicurezza idraulica è stato riservato davvero poco. Ci sono ancora parti di territorio che non hanno fognatura “nera” e neppure un sistema per la raccolta delle acque piovane. Sulla rete dei fossi non ci sono interventi che facciano pensare ad una presa di coscienza circa l’importanza della loro manutenzione non occasionale per la sicurezza del territorio. Di casse di espansione a monte e a valle si sente parlare ma non se ne vede alcun esito. A cosa serve il costoso Consorzio di Bonifica? Che fine hanno fatto i soldi che a suo tempo erano stati destinati al rinforzo delle arginature del Frigido? … E il relativo progetto? A cosa servono iniziative risibili come il “Contratto di fiume”? Con chi dovrebbero prendersela i cittadini nel caso di possibili (e non certo invocate!) disgrazie? Chi ne sarebbe responsabile? Chi ne risponderebbe moralmente, politicamente ed economicamente? Vuole, il signor sindaco, dirci qualcosa al riguardo? E la Regione Toscana cosa intende fare? Come cittadini, prima ancora che come Repubblicani, gliene saremmo grati.
Sicurezza idraulica del tratto terminale del fiume Frigido: il documento dei Repubblicani di Massa
Scritto da Redazione
Politica
22 Novembre 2024
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