A volte questo mestiere ti strappa dei sorrisi che riportano tutto alla giusta dimensione umana. Alberto Sordi, da quel grande attore intelligente che era, avrebbe sicuramente avuto da commentare a suo modo. Ci voleva un sito on line, il più famoso, Dagospia, a sparare uno scoop che, finalmente, rende giustizia al politicamente scorretto che non ha mai fatto né ha mai voluto fare del male a qualcuno. Ebbene, proprio il giornale di Roberto D'Agostino è stato capace di scrivere quel che nessun altro, probabilmente anche se lo avesse saputo, avrebbe scritto preso da paure inconfessabili, autocensure, ideologie più o meno fluide. Il papa, nel corso di una assemblea con i suoi vescovi, si sarebbe lasciato sfuggire una frase che è divenuta virale a tutti gli effetti: all'interno dei seminari della chiesa c'è troppa frociaggine che, tradotto in parole povere, significa che i seminari sono dei veri e propri approdi dove omosessuali cercano e, presumibilmente, trovano, la loro dimensione. Nessuno si è meravigliato, almeno tra coloro che, come noi, sono cresciuti negli anni Sessanta e Settanta, negli oratori della capitale e sfidiamo chiunque a non ricordare qualche sguardo ammiccante, qualche carezza furtiva, qualche timido approccio da parte di una categoria, quella dei preti, la cui anima, si era soliti dire tra il popolino, era ed è sempre stata più nera della loro tonaca. Parole, quelle di papa Francesco che denotano, al di là delle strumentalizzazioni politiche ed ideologiche delle associazione Lgbtqrstuvz, come il fenomeno dell'omosessualità nel clero sia come, del resto, è probabilmente sempre stata, molto più numerosa di quel che si sia mai pensato e saputo. Papa Francesco ha sdoganato una parola, frociaggine, che già uno che di certi temi si intendeva bene, Pier Paolo Pasolini, aveva utilizzato nei suoi romanzi per definire i ragazzi di strada della Roma a lui tanto cara e marchettara. Questa uscita di sua santità ha destato sorpresa in un primo momento, pensate se, invece che del papa, l'avesse usata il generale Roberto Vannacci: altro che guerra in Ucraina, altro che tempesta di fuoco a Gaza, altro che conflitto nucleare. Molto, ma molto peggio. Invece, il termine, con un'accezione a nostro avviso tutt'altro che negativa, casomai descrittiva e indubbiamente imbarazzante, l'ha pronunciato l'omino d'Oltretevere vestito di bianco che un giorno ne dice una e l'altro pure.
Noi, per aver usato il medesimo vocabolo, abbiamo trovato chi ci ha denunciato all'ordine dei giornalisti prendendoci picche, però. A parte le facili ironie, il problema è e giustamente il capo della Chiesa lo ha compreso, di comprendere quale possa essere il futuro di una Chiesa dove la maggioranza dei sacerdoti abbia un orientamento dichiaratamente omosessuale con tutto ciò che ne consegue al di là del fatto che è bene citare il vecchio detto a dispetto di ogni buon proposito: lo spirito è forte, ma la carne è debole. Ebbene, siamo onesti: noi non abbiamo figli, ma se anche li avessimo e fossero in età pre o adolescenziale, mai e poi mai gli faremmo frequentare l'oratorio o altri luoghi di culto sapendo bene quale rischio potrebbe correre. Ecco, il problema è proprio questo: che per noi e per la stragrande maggioranza degli italiani come Roberto Vannacci, il rischio esiste e non è cosa facilmente gradita né gradevole. Per qualcuno, invece, non si tratterebbe di una rischio, ma, casomai, di una causale evenienza.
Che sarebbe stato papa Francesco a rompere il muro di gomma dell'ipocrisia in cui si trovano giornalisti invertebrati, servi sciocchi di qualunque padrone, intellettuali svenduti a un tanto al chilo, fogne e topi della cloaca massima che risponde al nome di Roma, era impensabile. Da qui l'enorme delusione di tutti quelli che sono omosessuali e che erano convinti di vedersi aprire non tanto e non solo le porte del paradiso ché quelle, onestamente, non sono mai state chiuse nemmeno per loro, quanto di ottenere il via libera definitivo, la patente di identità, il definitivo assenso al poter essere considerati a tutti gli effetti normali, ma non nell'accezzione di Vannacci, ma normali normali. Né più né meno. Peccato, però, che la n ormalità sia una questione di esclusivo carattere statistico come bene ha spiegato il generale di divisione che, quanto a dividere, ha già fatto e sta facendo abbastanza e lo fa anche piuttosto bene.