Politica
Frigido, Barabotti e Frugoli scrivono al Consorzio di Bonifica: "Servono risposte e interventi urgenti per la sicurezza del fiume"
È stata inviata una PEC al Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord, a firma dell'onorevole Andrea Barabotti, Deputato della Repubblica, e di Filippo Frugoli, Capogruppo della…

Sempre disponibili al dialogo con l'amministrazione sul regolamento del verde: associazione Arca tende la mano all'amministrazione comunale di Carrara
In relazione alla proposta di Regolamento sul Verde pubblico e privato di Carrara avanzata dall'amministrazione comunale e attualmente in corso di consultazione con le parti sociali,…

Tiro a segno nazionale di Carrara chiuso da due anni: l'appello della senatrice di Fratelli d'Italia Susanna Campione per una rapida riapertura
"Da oltre due anni il tiro a segno nazionale di Carrara, sotto il controllo della Marina Militare, è chiuso. Una prolungata inattività che sta causando danni…

Consiglio Provinciale: approvato il Documento Unico di programmazione 2026-2028
Con il voto favorevole della maggioranza e l'astensione della minoranza il Consiglio Provinciale di Massa-Carrara ha approvato nel corso dell'ultima seduta il Dup 2026-2028 (Documento…

Caos viabilità modificata nel centro di Carrara: i consiglieri Manuel e Bernardi chiedono l'apertura della strada dei marmi
I consiglieri comunali Massimiliano Manuel e Massimiliano Bernardi, constatate le prevedibili criticità alla viabilità dovute ai lavori del secondo lotto per l'adeguamento del Canal…

L'ex liceo scientifico è sotto la gestione della provincia di Massa Carrara, da sempre targata Pd: Manuel di FdI restituisce al mittente, il Polo progressista e di sinistra Massa le accuse di responsabilità rivolte al governo
L'arbitraria attribuzione al governo Meloni della responsabilità di recuperare lo stato di degrado in cui è caduto l'ex liceo scientifico Marconi di Carrara fatta…

PABE del Comune di Massa, Consigliere Paolo Balloni (Lega): "Soddisfatti dell'approvazione, il Piano rispecchia la visione della Lega che coniuga impresa, ambiente e sicurezza"
L'approvazione dei Piani Attuativi di Bacino Estrattivo (PABE) da parte del comune di Massa è un passaggio cruciale per il futuro del settore del marmo. Il…

Risse, danni e furti a Massa: per i consiglieri del Pd Serve un tavolo per una città più sicura
Negli ultimi mesi Massa sta vivendo una situazione sempre più preoccupante. Si susseguono episodi di violenza, danneggiamenti a edifici e attività, risse, atti di vandalismo e perfino furti…

Degrado ex liceo scientifico Marconi di Carrara: secondo il Polo progressista e sinistra Massa la responsabilità del recupero è del governo Meloni
Il Polo progressista e di sinistra, composto da M5S RC e Mcc, deve evidenziare, sin qua, la totale indifferenza del governo Meloni di fronte alla necessità di recuperare…

Solidarietà del Comitato Cava Fornace ai cittadini di Empoli: "Il referendum è una battaglia di tutti"
Il Comitato ex Cava Fornace esprime il proprio sostegno ai cittadini e alle cittadine di Empoli che il prossimo 9 novembre 2025 saranno chiamati a…

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"Torni pure a farsi curare a Firenze": è questa la frase che si è sentito rivolgere un cittadino di Massa, che aveva sollevato alcune critiche all'ospedale delle Apuane riguardo alle medicazioni necessarie per la sua patologia. A raccogliere la testimonianza e a renderla pubblica è stata Veronica Ravagli, ex assessore del comune di Massa e oggi candidata alle regionali con Fratelli d'Italia che ha riferito: "Il signore che mi raccontato la sua storia ha chiesto l'anonimato e mi ha spiegato di essere stato in cura per una grave patologia all'Ospedale Careggi di Firenze per diversi anni. Un percorso che lo ha costretto a fare avanti e indietro da Massa con regolarità, a volte anche più di una volta al mese, e che avrebbe dovuto continuare a vita per via delle medicazioni necessarie. Lo scorso anno, il signore protagonista della vicenda, ha chiesto a Careggi di poter effettuare le medicazioni a Massa, così da non doversi più sobbarcare il lungo viaggio. Ottenuto il via libera, si è recato all'ospedale delle Apuane, dove è stato inserito in una lista d'attesa. Finalmente, a giugno, è stato chiamato e ha potuto smettere di viaggiare, iniziando le cure al delle Apuane, molto più vicino a casa e comodo. A questo punto, però, sono iniziati i problemi. Il signore sostiene che, oltre alla mancanza di umanità da parte dei professionisti del reparto, le medicazioni che gli vengono fatte sono diverse da quelle di Firenze e di qualità inferiore. Ogni volta che viene medicato, prova dei dolori fortissimi che persistono per giorni. Non solo: gli viene anche detto che gli appuntamenti saranno fissati ogni 45 giorni anziché ogni mese, come avveniva a Careggi, a causa del sovraccarico di lavoro della struttura. Inizialmente, il signore cerca di adattarsi, pensando che il suo corpo si abituerà alle nuove medicazioni e ai tempi più lunghi. Ma purtroppo, il dolore non diminuisce, costringendolo a letto con antidolorifici per giorni dopo ogni seduta. Si rende anche conto che l'intervallo di 45 giorni non è sufficiente, compromettendo l'efficacia della cura e aumentando il rischio di infezioni. A fine estate decide quindi di parlarne apertamente con il reparto, facendo notare le differenze con le cure di Firenze e chiedendo una soluzione.
La risposta del medico è stata secca e priva di empatia: "Se si trovava tanto bene a Firenze, torni pure là a curarsi". Umiliato e offeso, il signore non ci pensa due volte: lascia l'ospedale delle Apuane e chiama Firenze per tornare a curarsi a 110 chilometri da casa". Ravagli ha definito "inaccettabile" la vicenda ed ha aggiunto: " Un cittadino di Massa che chiede di essere curato nella sua provincia, nella sua città, non solo riceve cure oggettivamente peggiori rispetto a quelle di Firenze, ma si sente anche dire che deve allungare l'attesa tra le medicazioni. E quando va in ospedale a far presente la situazione perché non ce la fa più, gli viene risposto di tornarsene a Firenze? Questa non è la sanità d'eccellenza che Giani e la sua 'claque' tanto sbandierano. Qui non c'è più umanità verso il paziente. Ci sono centri ospedalieri che servono un'intera provincia, evidentemente con personale sotto stress per il sovraccarico di lavoro e con budget inferiori rispetto agli ospedali del capoluogo, dove si possono permettere medicazioni migliori. In pratica, ci sono ospedali di Serie A e ospedali di Serie B. Ma, ahimè, non ci sono cittadini di Serie A e cittadini di Serie B nella nostra regione. Chiunque ha il diritto di essere curato allo stesso modo su tutto il territorio toscano. Ormai il tempo delle false promesse è scaduto e abbiamo bisogno di una nuova amministrazione di centrodestra che possa mettere mano a tutti gli immobilismi e ai tagli che il governo di Giani ha fatto alla sanità toscana, soprattutto a quella cosiddetta di 'periferia. Infine, mi chiedo: perché un'Estar acquista medicazioni obiettivamente peggiori rispetto a un'altra? Perché per questo tipo di acquisti non si utilizza una centrale unica di committenza, mettendo tutta la regione sullo stesso piano? Queste sono le domande a cui vorrei avere risposta e sono le battaglie che porterò in Consiglio Regionale se sarò eletta. Sarò sempre dalla parte dei cittadini, ascoltando i loro problemi e lottando per i loro diritti".
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Legambiente fa una nuova proposta al comune di Carrara per prevenire i danni causati dalla marmettola: “Gli studi di ARPAT e dell’Università di Firenze recentemente presentati concludono che, quando alcune sorgenti o fiumi sono inquinati da marmettola, è estremamente difficile individuare (e quindi sanzionare) la cava (o le cave) responsabile. Proprio perché condividiamo tale considerazione, abbiamo da tempo proposto di ribaltare la strategia: chiediamo un’ordinanza sindacale con relative prescrizioni e sanzioni fondata non sulla punizione del responsabile del danno arrecato (estremamente difficile da individuare), ma sulla prevenzione del danno stesso (sanzionando cioè i comportamenti suscettibili di provocarlo).Proponiamo dunque di adottare la logica del codice della strada: chi passa col rosso viene sanzionato proprio perché l’obiettivo prioritario non è di punire chi ha provocato un incidente, ma quello di prevenire gli incidenti. Così dobbiamo fare per le aziende: puniamo quelle che non tengono la cava “pulita come uno specchio” perché è certo che, con le piogge, la marmettola lì accumulata, finirà nei fiumi e nelle sorgenti. Ci auguriamo che il sindaco di Carrara Serena Arrighi voglia finalmente tutelare le acque e i cittadini, accogliendo la proposta”.
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Lanmarco Laquidara torna sul problema dello spazio per disabili al'interno dello stadio dei Marmi e lancia nuove proposte: "Al di là delle polemiche e delle "strumentalizzazioni elettorali", di cui peraltro si è parlato a sproposito in quanto del tutto inesistenti, sarebbe opportuno prendere in considerazione altre soluzioni oltre al "pollaio" per risolvere il problema dei disabili. Nel ribadire che al termine dei lavori della nuova curva i posti riservati in uno stadio a norma di legge dovranno essere almeno 28 più 28 (e che 18 devono essere già oggi in base all'art.5.2 della 236/89) una soluzione provvisoria e di buon senso sarebbe certamente la riapertura in deroga dei "loculi" del rettilineo di tribuna. Se lo facessero i nostri amministratori dimostrerebbero una volta tanto di avere gli attributi e di assumersi le responsabilità connesse al ruolo per difendere i diritti dei cittadini, compresi quelli considerati di seconda categoria come i disabili. Ma visto che le responsabilità oggi non se le vuol prendere nessuno, è bene che i nostri amministratori sappiano che molti disabili sono disponibili a firmare una manleva sia nei confronti dei proprietari dello stadio (il comune) sia nei confronti del gestore dell'impianto (la Carrarese). Per chi non lo sapesse la manleva è una obbligazione assunta verso altri per sollevarli dalle conseguenze legali di un determinato evento. In sostanza molti disabili dicono: "Se ci lasciate tornare al nostro posto dove per lo meno vedevamo la partita in modo decente siamo disponibili a firmare un impegno per sollevare l'amministrazione da ogni responsabilità nel caso di incidenti dovuti alla carenza di sicurezza(peraltro mai dimostrata e del tutto inesistente) dell'attuale situazione del rettilineo di tribuna". Credo che questa sia una dimostrazione di grande senso di collaborazione da parte dei disabili che chiedono solo di vedere la Carrarese senza voler strumentalizzare in alcun modo la situazione. Pensateci. Noi purtroppo più di tanto non possiamo fare ma siamo pronti a dare ampia disponibilità di collaborazione per superare quei problemi che l'amministrazione non ha dimostrato di voler risolvere".
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Il consigliere Massimiliano Manuel di Fratelli d'Italia ha raccolto le lamentele degli abitanti di Castelpoggio relative al trasporto pubblico in seguito alla frana avvenuta nei recenti temporali: "A seguito della frana che ha colpito la frazione di Castelpoggio – per la quale Fratelli d'Italia auspica l'avvio dei lavori di messa in sicurezza nel più breve tempo possibile – riteniamo inaccettabile che l'amministrazione comunale non abbia imposto ad Autolinee Toscane il mantenimento di un servizio di trasporto pubblico adeguato alle esigenze dei cittadini. Numerose segnalazioni ci informano che, dopo l'evento franoso, le corse verso il centro città siano state ridotte da 10 giornaliere a sole due: una con partenza da Castelpoggio alle ore 7 e una da Carrara alle ore 13,30, che riparte poi dalla frazione alle ore 14. Una drastica diminuzione che penalizza gravemente gli abitanti, in particolare studenti e lavoratori, costretti ad affrontare disagi ingiustificabili in una situazione già complessa. In un contesto di emergenza, il trasporto pubblico dovrebbe essere rafforzato, non ridotto. È inconcepibile che, invece di fornire supporto concreto a chi non dispone di un mezzo proprio, si renda la mobilità quotidiana ancora più difficoltosa.
Fratelli d'Italia chiede con urgenza:
• l'attivazione immediata di un servizio comunale alternativo, con corse distribuite nell'arco della giornata come avveniva prima della frana;
• il ripristino da parte di Autolinee Toscane di un numero di corse congruo, con particolare attenzione agli studenti che, con la ripresa delle lezioni, devono poter contare anche su collegamenti pomeridiani;
• l'installazione di una segnaletica adeguata e ben visibile per evitare l'accesso incontrollato di veicoli verso il paese, che oggi crea intasamenti pericolosi e ulteriori disagi ai residenti;
• il potenziamento dell'illuminazione pubblica lungo la strada dove i residenti sono costretti a parcheggiare le auto: ad oggi, infatti, l'unica illuminazione installata è limitata alla zona della frana, mentre più in basso permane il buio totale. Una situazione che comporta rischi per la sicurezza delle persone e ha già favorito episodi di furti e danneggiamenti ai veicoli.
Questa nostra richiesta sarà formalizzata attraverso un'interpellanza in Consiglio Comunale. Ancora una volta l'amministrazione comunale dimostra scarsa attenzione verso le frazioni e i loro abitanti, che hanno diritto a servizi essenziali, sicurezza e rispetto, e non possono essere trattati come cittadini di serie B.
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"Sono solo sei le multe che in due anni, biennio 2023/24, sono state emesse nei confronti dei mezzi pesanti in transito sulle strade comunali. Ho ottenuto il dato con una specifica richiesta di accesso dopo che molti cittadini mi hanno lamentato il livello di arroganza che questi mezzi mostrano nel nostro traffico urbano. Entrano nelle rotonde ad alta velocità, aggrediscono verbalmente guidatori, ciclisti e scooteristi, non rispettano i limiti di velocità e transitano in decine di strade comunali senza autorizzazione" riporta la consigliera Bennati. “Stiamo facendo un lavoro straordinario sul tema della sicurezza stradale così come ci chiedono le persone che vivono in tutta la città. Volevamo capire quindi il livello di attenzione e controllo sulle modalità di circolazione dei mezzi pesanti lungo le nostre strade, purtroppo abbiamo dovuto constatare la bassissima attenzione e vigilanza su questo specifico aspetto della mobilità da parte dell’amministrazione comunale” sottolinea Bennati.Il Polo Progressista e di Sinistra, composto da M5S RC e Mcc, ripete da molti anni che i problemi di sicurezza stradale e inquinamento di Turano sono gli stessi che ogni giorno vivono interi quartieri. La presenza asfissiante di camion è una realtà sia in via Carducci che in centro città, però ben ventinove consiglieri comunali hanno dimostrato che per loro conta solo Turano. Allora ci chiediamo cosa dovrebbero aspettarsi i residenti di via Baracchini da questa politica incapace di affrontare i loro bisogni e problemi della vita quotidiana? Magari un'altra variante stradale che gli devasti il territorio senza risolvergli il problema mentre le città moderne puntano su alternative? Gli studi a disposizione del nostro consiglio comunale , su Variante Aurelia e viabilità, dimostrano un aumento dell’inquinamento da polveri e rumore per tutto il tracciato, ma anche per tutto l’abitato del viale Roma e via Marina Vecchia mentre l’intero quartiere dei Quercioli subirà una trasformazione radicale della qualità dell’aria. Ne erano consapevoli? Avrebbero dovuto.
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Arriva da Claudio Grandi e da Claudio Grandi i Mountains Wilderness il “Manifesto per le Alpi Apuane” che apre la strada a un libro gratuito che sarà distribuito a breve. Ecco il testo del Manifesto: “Si devono registrare una serie di "distrazioni" che hanno portato ad abbandonare in Toscana la visione strategica per cui i Parchi naturali debbano rappresentare modelli di governo del territorio, in quanto presidi dell'ambiente e del paesaggio, alternativi ad uno sviluppo tradizionale che consuma risorse e territorio. In particolare, al contrario, le Alpi Apuane vengono intese come "bacino industriale da sfruttare".
Il Parco regionale delle Alpi Apuane è paralizzato nel suo funzionamento: ormai i controlli sul territorio sono ridotti al minimo a causa delle esigue forze dei pochi guardiaparco. Le risorse economiche sono limitate, la Regione sottofinanzia l'area protetta impegnando i medesimi stanziamenti previsti prima dell'avvento dell'euro, per cui in sostanza i finanziamenti sono dimezzati nel valore effettivo. La politica regionale dovrebbe utilizzare il Parco per contribuire a fermare lo spopolamento dei piccoli paesi delle Apuane (cosiddette "aree interne") ripristinando i servizi quali la sanità, i trasporti, gli uffici postali, le scuole che ha già chiuso o pesantemente ridotto. Il recupero/riequilibrio delle aree interne costituite del sistema Appenninico e delle aree montane ad esso collegate é uno dei principali problemi aperti che la politica dovrà affrontare da subito e in modo più concreto di quanto fatto finora.
Escursioni: In un quadro di rilancio bisogna iniziare dalle cose apparentemente semplici: i sentieri escursionistici, volano per un'economia sostenibile legata al cosiddetto "turismo dolce", dovrebbero essere di libero accesso per tutti mentre oggi dobbiamo constatare che diversi sentieri storici sono arbitrariamente chiusi al passaggio ad opera di privati.
Oro Bianco: È importante cancellare la deroga della Regione Toscana alla legge Galasso, la quale non consente l'escavazione oltre i 1.200 metri di quota: questa deroga ha consentito irresponsabili "tagli" delle vette dei monti Apuani cambiando addirittura lo skyline dell'intera catena, elemento fondamentale della definizione paesaggistica dei luoghi ed uno dei motivi fondamentali delle tutele statali. Altrettanto fondamentale, per recuperare una civiltà del marmo da contrapporre alla attuale cultura della rapina incosciente delle risorse, è attuare il sistema di archeologia mineraria deliberato dal Parco in data 4/11/2003 e mai realizzato. Esso aveva lo scopo di conservare e valorizzare gli antichi siti industriali di rilevanza storica e culturale. Occorre iniziare un percorso virtuoso per superare la dicotomia cave/ambiente. Compito della politica sarà quello di intraprendere, con leggi adeguate, una rivoluzione culturale che superi l'idea quasi esclusivamente di sito industriale che si ha delle Alpi Apuane da parte di consistenti ed influenti forze economiche e sociali locali, sostenute in molti casi da esponenti politici che non hanno il coraggio di delineare un modello alternativo e più sostenibile. I tanti morti fra i lavoratori dovrebbero invitare anche il mondo sindacale ad una riflessione che consideri la presenza del parco come una risorsa per rinnovare un modello di sviluppo che ha perso le sue caratteristiche tradizionali e che non può essere affidato solo alle esigenze degli imprenditori, data la capacità dei mezzi moderni di stravolgimento dei luoghi.
Questo scrigno di biodiversità dovrà avere un futuro anche di turismo eco compatibile, allevamento, produzione ed agricoltura dei suoi prodotti tipici; solo così si potranno conservare i posti di lavoro e crearne di nuovi.
Oro Blu: La catena delle Alpi Apuane ha la caratteristica di avere una morfologia carsica, conservando al proprio interno l'acqua piovana come un'enorme spugna e filtrandola da tutte le impurità. I fiumi ed i torrenti sono esposti ad un costante rischio di inquinamento ad opera della marmettola, polvere della segagione del marmo mista con olii pesanti, non solo per quanto riguarda lo scorrimento superficiale delle acque ma in particolare per le falde sotterranee e le sorgenti che alimentano gli acquedotti pubblici, con gravi ripercussioni per la popolazione residente. Con i cambiamenti climatici il problema dell'approvvigionamento idrico è sempre più in crisi, a maggior ragione conservare e tutelare le acque delle Alpi Apuane diventa irrinunciabile. La Regione Toscana dichiara che «le Apuane sono il primo bacino idrico della Toscana ed un enorme serbatoio naturale», ciononostante emana leggi che favoriscono le escavazioni mettendo a rischio l'Oro Blu.
Flora e fauna: Le Alpi Apuane ospitano 93 piante endemiche, specie esclusive, come pinguicola Apuana (pianta carnivora) e la felce falcetta atlantica. Sono 143 le piante inserite nella "lista rossa Nazionale" delle piante a rischio estinzione (report Università di Pisa). La rivista Italian Botanist ha documentato un totale di 1.987 tra specie e sottospecie, un paradiso della biodiversità messo a rischio dall'opera impattante del genere umano. Sulle Alpi Apuane sono scomparsi i grandi mammiferi, restano presenti il muflone (introdotto), il cinghiale, la lepre ed il capriolo ma anche la rana arvicola delle nevi. Tra l'avifauna spiccano il gufo, gli allocchi e l'aquila reale, mentre tra gli anfibi troviamo la salamandrina dagli occhiali ed il raro geotritone. Per tutti queste specie l'inquinamento acustico ed ambientale, provocato dalle cave, determina mutazioni nelle abitudini e nei cicli riproduttivi.
Futuro delle Alpi Apuane: Il rallentamento delle politiche di decarbonizzazione e diminuzione delle temperature, dovute ai cambiamenti climatici, porterà ad una minore attenzione alle problematiche dell'ambiente. Tutto questo si rifletterà anche sulle Alpi Apuane e sulla consapevolezza dell'opinione pubblica per la necessità della loro conservazione e tutela.Diverse organizzazioni ambientaliste, per queste ragioni, auspicano un percorso di sostituzione del parco regionale con un parco Nazionale delle Alpi Apuane, ritenendo questo uno strumento che dia maggiori garanzie di quelle attuali; un iter amministrativo che trova un precedente recente nell'istituzione del Parco Nazionale del Matese tra Campania e Molise, andato a ricalcare ed ampliare l'omonimo parco regionale preesistente. Si può fare!".
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È notizia di questi giorni che ARPAT e Università di Firenze, studiando il rapporto tra attività estrattiva e inquinamento delle sorgenti, sono giunte alla conclusione che, sebbene quest’ultimo sia sicuramente causato dalle cave, è molto difficile individuare la responsabilità di una specifica azienda nell’intorbidamento delle sorgenti. Anche lo studio in corso, che utilizza gli isotopi delle differenti tipologie di marmo per confrontarli con la marmettola che ha provocato un dato inquinamento, potrà al più consentire di individuare il bacino di provenienza, ma non la singola cava che quella marmettola ha prodotto.Dunque dobbiamo fare i conti con un’amara realtà: quando si verifica un inquinamento da marmettola, nelle sorgenti o nel fiume, non si può ricorrere alle vie legali, vista la difficoltà di individuare l’azienda responsabile del reato.
Rinunciare a sorgenti e fiumi puliti? NO! Ribaltare la strategia
Allora dobbiamo rinunciare alla protezione delle nostre sorgenti e dei nostri fiumi? NO, occorre però ribaltare la strategia di contrasto non potendo sanzionare il reato, occorre sanzionare i comportamenti che lo provocano.Finora i piani di coltivazione sono stati approvati con prescrizioni su come deve essere gestita la marmettola prodotta in cava (per lo più, confinamento delle acque al piede del taglio, loro filtrazione e allontanamento, come rifiuti, dei fanghi ottenuti), ma tali misure si sono rivelate insufficienti. Basta guardare, infatti, un qualunque sito estrattivo e si vedrà che, anche quando il contenimento delle acque è effettuato correttamente, tutto intorno (nei piazzali, nei gradoni delle bancate, nelle rampe ecc.), c’è abbondanza di marmettola che, dato il sistema carsico delle nostre montagne, a ogni pioggia si infiltra nelle sorgenti intorbidandole e arriva al fiume dove si cementa e annienta ogni forma di vita, distruggendone i microhabitat.Se dunque le prescrizioni si rivelano inefficaci perché indicano “COME” fare per non inquinare e, per forza di cose, risultano vaghe (ad esempio: si prescrive la periodica pulizia dei piazzali, ma non è chiaro ogni quanto: tutti i giorni, dato che tutti i giorni si produce marmettola? Settimanalmente? mensilmente? Una/due volte l’anno?), bisogna intraprendere un’altra strada.
La proposta di Legambiente: ordinanza sindacale “cave pulite” come uno specchio
Riteniamo, dunque, (e lo abbiamo già scritto più volte, anche nel luglio 2024, al MASE, all’ISPRA, all’ARPA Toscana e agli Enti locali) che si debba ribaltare la prospettiva e concentrarci sul “COSA VOGLIAMO OTTENERE” cioè superfici di cava pulite come uno specchio per evitare che le piogge dilavino i materiali fini, applicando il “principio di precauzione”.In sostanza, proponiamo l’adozione dell’approccio amministrativo (ordinanza sindacale con relative prescrizioni e sanzioni) che, essendo fondato non sulla punizione del danno arrecato, ma sulla prevenzione del danno stesso (sanzionando i comportamenti suscettibili di provocarlo), è molto più semplice, tempestivo ed efficace. E che le ordinanze sindacali funzionino, se fatte rispettare, lo dimostra l’esempio del 1991, quando tutte le sorgenti vennero inquinate da idrocarburi dispersi in cava e Carrara rimase senza acqua potabile per parecchi giorni, tanto che i cittadini dovettero essere approvvigionati con le autobotti. Allora fu emanata un’ordinanza sindacale che, imponendo alle aziende misure stringenti per prevenire la dispersione di olii esausti, risolse sostanzialmente il problema.Per prevenire l’inquinamento è quindi necessario adottare, fin da subito, un’ordinanza che contenga le seguenti prescrizioni, da imporsi, ovviamente, anche nel momento in cui si concede l’autorizzazione all’attività estrattiva:
- l’obbligo di tenere costantemente e scrupolosamente pulite (in particolare dai materiali fini: marmettola e terre) tutte le superfici di cava e delle sue pertinenze (piazzali, aree servizi, rampe, ravaneti, vie d’arroccamento, versanti, ecc.);
 - il divieto di esporre al dilavamento meteorico i succitati materiali fini, siano essi in superficie o contenuti all’interno di strutture permeabili (cumuli, rampe, ravaneti, piazzali di detriti, ecc.);
 - sanzioni adeguatamente dissuasive in caso di inadempienza (ad es. sospensione dell’autorizzazione per dieci giorni alla prima inadempienza, per un mese alla seconda e ritiro definitivo dell’autorizzazione alla terza, senza possibilità di ripresentare una nuova richiesta di autorizzazione).
 
Per essere chiari, dobbiamo adottare la logica del codice della strada: si sanziona chi passa col rosso per prevenire incidenti. Così dobbiamo fare per le aziende: puniamo quelle che non tengono la cava “pulita come uno specchio” perché è certo che, prima o poi, la marmettola lì accumulata finirà in fiumi e sorgenti!
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Parla di “fallimento”, il consigliere della lista Ferri Filippo Mirabella, riferendosi alla vicenda della IMM CarraraFiere, nella sua analisi sull’evoluzione della struttura, sulle promesse fatte e non mantenute e sulle responsabilità che ne hanno decretato lo stato attuale: “Non è una querelle retorica: è la distruzione politica e pratica di un bene pubblico che rappresentava un’eccellenza industriale, culturale ed economica per Carrara e la Toscana. Infatti della gloriosa IMM / Fiera Marmi e Macchine non resta quasi nulla. L’Internazionale Marmi e Macchine nacque con uno scopo chiaro: promuovere il marmo, le aziende lapidee, le tecnologie correlate, creare una fiera internazionale con sede espositiva, una “macchina culturale” che trainava anche turismo e immagine. Oggi quella struttura è stata smantellata pezzo per pezzo: si è partiti con la Palazzina Mangiarotti, poi la Marmoteca, l’area estesa di cinquemila metri quadrati. Ora, anche il Padiglione C è in vendita o in riqualificazione. Nel secondo caso è inevitabile chiedersi con quali soldi verrà riqualificato, per quale scopo e se esiste un progetto di fattibilità già finanziato o se si tratta solo di chiacchiere vuote. Tra l’altro. mentre si vendono immobili, si riduce personale, si affittano spazi, invece di gestirli direttamente, viene meno la visione istituzionale di promozione diretta e il prestigio internazionale. Le promesse di rilancio parlano di fiere, concerti, eventi, ma la struttura attuale si allaga ogni volta che piove. L’amministratore unico di IMM, Sandra Bianchi parla di concerti, spettacoli, festival. Parole che suonano bene, ma che sembrano non tener conto del fatto che la struttura di IMM è ammuffita, datata, che la manutenzione è stata trascurata e che i padiglioni sembrano abbandonati. Per tenere concerti serve: impiantistica adeguata, acustica, sicurezza, pulizia, posti a sedere, servizi. Se piove dentro, se le strutture non reggono, come si può promettere un rilancio? Sul personale, da quello che risulta, la forza lavoro è ormai ridottissima. Due o tre dipendenti non bastano per gestire affitti, manutenzioni ordinarie, gestione eventi complessi. È incongruente parlare di rilancio operativo senza reinvestire su risorse umane e infrastrutture. Anche le entrate, e la realtà dicono che il bilancio 2024 chiuderà con una perdita di 450 mila euro, che è migliore rispetto ai 700 mila previsti, ma è ancora una perdita e annuncia che l’attività non ha margine sufficiente. Si dichiara che il fatturato è di circa 1 milione, ma che per stare “in piedi da sola” però, servirebbe un 1,6 milioni. Ciò significa che l’attività attuale è sotto del 40-50 per cento di ciò che serve solo per coprire i costi fissi, la manutenzione, il numero risicato di personale e le strutture. Cioè le spese di manutenzione più “diversi altri costi aperti” sarebbero pari a circa 1,4 milioni annui, anche se la struttura restasse ferma. Quello che si profila è un massacro continuato del bene pubblico da parte del sindaco di Carrara Serena Arrighi e della maggioranza che la sostiene. La svalutazione del patrimonio, le vendite, la perdita del valore istituzionale, infatti, ricade su chi, negli anni, ha avuto la presidenza cioè tutti esponenti del PD. Vogliamo ricordare che, nel 2019, il valore delle quote della IMM fu ridotto da 32 milioni di euro a 12 milioni, su decisione del Movimento 5 Stelle che all’epoca amministrava il comune. È stata una svalutazione politica ed economica pesantissima. Le vendite della Palazzina Mangiarotti e della Marmoteca, volute e gestite dall’assessore Carlo Orlandi, sono state scelte che hanno distrutto irrimediabilmente la capacità futura dell’ente fieristico di operare con una sua autonomia, prestigio, completezza. Vendere patrimoni significa perdere potenziale: non solo lo spazio fisico, ma il marchio, il contesto culturale, la capacità di attrarre investitori, visitatori, eventi di qualità. È una spirale che può portare alla fine dell’azienda per come lo si conosceva. Sandra Bianchi è amministratore unico, una specie di “ commissario” deciso dal Presidente Giani in sostituzione di un rappresentante locale, che ha il compito di stilare l'ennesimo Piano industriale, ma non è lei la sola artefice del disastro, bensì tutta la declinazione del Partito Democratico dal locale al regionale. Il PD, che da decenni detiene ruoli di governo nella IMM, è corresponsabile quindi per assenza di visione, per l’inerzia, per aver affrontato la struttura come una cassa da usare, invece che come un progetto culturale e industriale da valorizzare. Il silenzio, il non-investimento, il lasciare che le strutture cadessero a pezzi, e poi lamentarsi che “non ci sono entrate sufficienti”, è una furbizia politica. Come si può pensare, oggi, di recuperare credibilità, proponendo eventi, quando per anni non si è fatto quasi nulla per mantenere la sede fieristica? Le promesse future valgono poco, se non accompagnate da interventi concreti. Occorre chiedere azioni immediate, un piano credibile, trasparente, con cifre, tempistiche, risorse certe da Regione e comune, non solo promesse vaghe e ancora investimenti urgenti per la manutenzione e la messa in sicurezza della struttura. Un piano occupazionale che non faccia finta che due o tre persone siano sufficienti. Un rilancio delle fiere tradizionali, non il solo intrattenimento, perché il core business era quello, con aziende, espositori, economia reale. Diffusione di report periodici sul bilancio, sul valore patrimoniale residuo, su quanto resti concretamente. IMM Carrarafiere non è in crisi per cause naturali: è in crisi perché è stata volutamente smantellata. Chi ha scelto di vendere immobili chiave, svalutare il valore dello strumento, ridurre le risorse, non può oggi presentarsi come salvatore del salvabile con iniziative tardive e slogan su concerti e sport. Il marmo, l’eccellenza lapidea meritavano una gestione politica ,una visione strategica, la cura del patrimonio. Invece i cittadini sono stati traditi: e lo vediamo ogni volta che si aprono nuove crepe su un padiglione, che piove in una sala, che un’azienda fieristica sceglie un’altra sede perché “CarraraFiere non è più credibile”.
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Italia Nostra Massa Montignoso e Legambiente hanno fatto alcune osservazioni al progetto di bonifica della Buca degli Sforza, a Massa, che, a breve vedrà l' aggiudicazione alla ditta che dovrà realizzarlo entro il 2026. Ecco le considerazioni dei rappresentanti delle due associazioni: "Un sito naturalistico importante, cassa naturale di espansione del Canalmagro Fescione e del Fosso del Salen sarà così recuperato riducendo assai il rischio idraulico in quel territorio. Questo lo chiediamo fin dalla fine del secolo scorso allorchè fu "riscoperto" il crimine di avere riempito e lasciato riempire negli anni '70 lo specchio d'acqua con rifiuti tossico nocivi. Proprio perchè si tratta di una operazione estremamente importante vogliamo porre l'accento su alcune problematiche che a nostro avviso non ci sembra siano state approfondite a sufficienza.Premesso che le associazioni ambientaliste non sono state minimamente coinvolte e non c'è stata neppure finora una pubblica presentazione di un progetto tanto importante, dobbiamo rimarcare che non si tratta solo di una bonifica, cioè della asportazione di materiali pericolosi che andranno in qualche discarica, ma di un grande recupero idraulico e naturalistico.In poche parole, non vorremmo che lo specchio d' acqua recuperato fosse di forma rettangolare tipo Idroscalo, magari con le sponde cementate e che la situazione dei corsi d'acqua interessati restasse quella attuale. Per quanto riguarda la Buca siamo fiduciosi che così non sarà e la Ditta prescelta lo sarà sulla base non solo della migliore offerta economica ma anche della migliore offerta tecnica, intendendosi come tale quella che dà i migliori risultati dal punto di vista del recupero ambientale naturalistico coniugato con la massima sicurezza idraulica Per quanto poi riguarda il rischio idraulico si dovrà prevedere da parte del Genio Civile della Regione Toscana una rivisitazione dei progetti relativi al territorio tra Canalmagro e Versilia in quanto l'utilizzo del nuovo volume di laminazione rende inutile oltre che improponibile il vecchissimo progetto , peraltro abortito, di una nuova foce del Canalmagro. Si renderà necessario invece intervenire sulle tombature inadeguate e/o abusive ancora presenti in comune di Montignoso e rendere operativi gli sfiori già prediposti per l'attacco di idrovore mobili sul viale lungomare utilizzabili in caso di eventi pluviometrici particolarmente intensi e prolungati. In attesa di riscontro e di una pubblica presentazione del progetto".
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Il comitato No Variante Aurelia ha commentato il voto del consiglio comunale di Massa a favore della Variante: "Nel consiglio comunale del 16 settembre hanno votato all'unanimità la delibera sulla Variante Aurelia: Lista Persiani (con i transfughi di sinistra Ortori e Giusti), PD, Lega, Massa è un altra cosa, Forza Italia (in maggioranza), Fratelli d'Italia (in minoranza) , Azione insieme al consigliere Pascucci (eletto in lista civica, passato a Noi Moderati, ora civico). Unica eccezione in difesa del territorio è stata Daniela Bennati del Polo Progressista e di Sinistra. Direte: "Nulla di nuovo è la solita vecchia storia.. Si avvicinano le elezioni regionali e la politica cerca consensi": non è chiaro quanto pesi l'elettorato di Turano, ma sicuramente a fronte di una spesa di 45 milioni da spendere sono tutti d'accordo. È particolare che ad oggi, sia stato approvato un costo di 21 di milioni (rif. MiTE - Parere n.13 approvazione VIA, pag.5) rispetto ai 45 milioni stanziati nel 2022, e che nessuno sappia dopo tre anni come saranno spesi gli altri 24 milioni: non lo dettaglia ANAS, nè il comune di Massa, ma i soldi siamo certi si spenderanno tutti e ne serviranno pure di più e di più. Il consiglio comunale ha deliberato che appronterà gli strumenti urbanistici necessari a realizzare una bella colata di cemento e asfalto su una delle campagne verdi della città, zona a rischio idraulico molto elevato: una strada con sviluppo di oltre 30 metri di larghezza, lunga circa 1500 metri che costa oltre 45 milioni di Euro. Una strada che sottrae alla cittadinanza terreni agricoli e frutteti, abbatte case, spiana il distributore Eni alla Stazione e finisce dentro l'Opa. In questi quattro anni il comitato NoVariante ha ampiamente spiegato le ragioni contrarie alla costruzione del solo 1° Lotto della Variante: non è un NO a prescindere, ma ben motivato. Singolare è stata la visita di Marco Lunardini (presidente della Commissione del comune) di sabato scorso per conoscere i luoghi: evidente dimostrazione della scarsa conoscenza del progetto e del disinteresse per i problemi della città, nessuna considerazione del rischio idraulico e delle conseguenze. Ricordiamo le principali critiche alla Variantina: congestionamento del traffico in Via Carducci senza eliminare da Turano il traffico e il transito dei mezzi pesanti, aumento del rischio idraulico (in deroga, così nessuno di quelli che oggi esultano sarà responsabile), cambiamento climatico e allerte meteo, aumento dell'inquinamento e del rischio per i residenti di Via Carducci e della nuova Casa della Salute, etc. Purtroppo a noi cittadini resta l'amaro in bocca perché a contare sono solo i soldi, e in questo caso sono tanti, troppi, perché in futuro si possano risolvere i problemi derivati da un progetto fuori dal tempo. Quando pioverà, perché pioverà, per danni a persone e cose, sapremo chi ringraziare e citare. Quando saremo imbottigliati in Via Carducci non smoccolate, ma pensate ai nostri saggi consiglieri che hanno votato a favore. Quando sarete in ospedale e tremerà il lettino al passaggio dei camion, non prendetevela con i dottori se avrete dei problemi".
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